Ha scontato 22 giorni di carcere ma era innocente. E per questa disavventura giudiziaria ha ottenuto un risarcimento di poco piu' di 5mila euro. E' questo l'indennizzo per l'ingiusta detenzione che la Cassazione ha riconosciuto a un 60enne di Catanzaro. E le ripercussioni sui familiari? Nulla da fare. "L'indennizzo - spiega la Corte - e' destinato a riparare il pregiudizio subito da colui che ha subito la detenzione e non quello dei suoi familiari". L'uomo che si era rivolto alla Corte aveva lamentato che l'indennizzo riconosciutogli dalla Corte d'Appello non teneva conto del fatto che "il figlio, due mesi dopo l'arresto, per la vergogna aveva abbandonato gli studi" e che "la moglie in concomitanza del periodo di detenzione era peggiorata di salute". Piazza Cavour ha respinto il ricorso condannando lo sfortunato protagoniscta della vicenda anche a rifondere 500 euro al ministero delle Finanze per le spese processuali sostenute. Nella parte motiva la Corte spiega che "la Corte di appello ha ritenuto privi di rilevanza l'abbandono scolastico del figlio e la diminiuta capacita' patrimoniale in quanto privi di prova che li riconducesse alla detenzione subita". Quanto al "peggioramento delle condizioni di salute della moglie", la Cassazione ha insistito sul fatto che "l'indennizzo" per l'ingiusta detenzione patita "e' destinato a riparare il pregiudizio subito da colui che ha patito la detenzione e non gia' quello dei suoi familiari".
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