Niente domiciliari al boss che è senza una gamba. Potrebbe ancora fuggire. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione negando i domiciliari a un capo clan, che aveva subito l'amputazione di una gamba. Considerata la necessità di seguire "lunghe pratiche fisioterapiche", il boss aveva chiesto di evitare il carcere e di essere sottoposto al regime di detenzione domiciliare. Nulla da fare, pero'. La Corte ha respinto la richiesta rimarcando che anche senza una gamba sussiste "il concreto pericolo di fuga" visto il "radicato inserimento dell'imputato con ambienti criminali organizzati" . Già in precedenza il Tribunale del Riesame aveva autorizzato un ricovero presso una struttura sanitaria per lo stretto tempo necessario per eseguire un trattamento chirurgico indispensabile "in relazione allo stato di salute del capo clan" che era portatore di neuroma di Norton da amputazione. Alla Cassazione la difesa aveva ora evidenziato che in ragione delle condizioni di salute e posto che i reati contestati risalivano a dieci anni prima, potevano essere concessi i domiciliari per rendere possibile i trattamenti fisioterapici. La Corte (sentenza n.23509/2009 della Sesta Sezione Penale) ha respinto il ricorso evidenziando che "il Tribunale, pur tenendo conto della lontananza temporale dei fatti per i quali e' stata applicata la misura cautelare, ha non illogicamente espresso un giudizio di elevata caratura criminale di [...], in considerazione della gravita' dei reati, realizzati nell'ambito di un contesto di criminalita' organizzata di alto spessore, caratterizzato dal ricorso alle armi da parte del sodalizio di cui egli era a capo contro clan rivali, e dalla circostanza che tali reati, stando all'accusa, erano stati realizzati quando egli gia' si trovava in condizioni fisiche estremamente menomate a seguito dell'amputazione parziale di un arto". Per queste ragioni il boss deve restare in carcere sussistendo il "concreto pericolo di fuga ove fosse adottato un regime diverso".
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