La Corte di Cassazione accogliendo della figlia di una componente del gruppo dei partigiani di via Rasella, ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno in relazione a un articolo di stampa in cui si era affermato che "la Cassazione da' la patente di eroi ai massacratori di civili in via Rasella" con espresso riferimento a quei partigiani che misero in atto un attentato contro i tedeschi del battaglione SS Bozen. Nell'impianto motivazionale della sentenza resa dalla terza sezione civile della Corte (sentenza 16916 /2009) si legge che "l'uso del termine 'massacratori' in innegabile sinergia con la parola 'civili', con evidente inequivoco effetto di accostare l'atto di guerra compiuto dai partigiani all'eccidio di connazionali inermi assume senz'altro aspetti contenutistici ne' metaforici in punto di immediate evocazione non gia' di negativi giudizi storici, ma di vere e proprie affermazioni lesive della dignita' e dell'onore dei destinatari". Con questa motivazione Piazza Cavour ha annullato, con rinvio, la decisione della Corte di Appello di Roma che al contrario non aveva ritenuto diffamatoria l'affermazione utilizzata dal quotidiano ritenendola anzi "un legittimo giudizio storico negativo" che non trascendeva "in attacchi personali". Con decisione diametralmente opposta la Cassazione ha ora affermato che "E' innegabile che se gia' l'epiteto di massacratori ben difficilmente puo' essere ritenuto espressione di un piu' complesso giudizio storico negativo, l'ulteriore, ben piu' pregnante specificazione che, di quel massacro, furono destinatari i civili e dunque, i concittadini italiani del gruppo partigiano, non potendo essere ritenuti tali i militari dell'esercito nazista assume senz'altro aspetti contenutistici di vere e proprie affermazioni lesive della dignita'". Il quotidiano che a suo tempo ebbe a pubblicare l'articolo in questione aveva attribuito l'epiteto di massacratori ai partigiani di via Rasella commentando una decisione della Suprema Corte che aveva qualificato l'attacco dei partigiani ad un reparto armato delle SS come un "legittimo atto di guerra" posto in essere da altrettanto "legittimi belligeranti". Il quotidiano commentando questa decisione aveva titolato in prima pagina ""La Cassazione da' la patente di eroi ai massacratori di via Rasella". Un epiteto, spiega ora la Cassazione, che ledela dignità dei partigiani e che deve considerarsi di natura diffamatoria.
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