I reality show, secondo la Cassazione sono studiati proprio per "scatenare la rissa verbale" e per questo, le offese fatte in quel contesto, non costituiscono reato. Poco importa se l'offesa viene ripetuta fuori dal programma considerato che, annota la Cassazione, vi è una ""naturale tendenza del pubblico all'imitazione di quanto apparso in televisione". I giudici del palazzaccio (sentenza n. 37105/2009 della V sezione penale) pur rilevando che in questo genere televisivo i contrasti verbali siano divenuti oramai uno schema abusato, ha assolto un naufrago che partecipo' al reality show "Survivor". L'uomo era accusato di aver dato del "pedofilo" a un'altro concorrente perchè copriva di attenzioni una naufraga "molto piu' giovane di lui". La Corte ha confermato il giudizio della Corte d'Appello di Roma che aveva osservato che l'uso della parola 'pedofilo' era stato scherzoso tanto che il riferimento era proprio ad attenzioni rivolte da un concorrente ad una donna molto piu' giovane di lui, ma pur sempre adulta. E' vero che dopo il programma il naufrago offeso è stato preso in giro con quell'epiteto anche dagli amici, fuori dal programma, ma la Corte ha rilevato che anche i "pesanti sfotto' subiti" sono conseguenza "della notorieta' volontariamente acquisita dal naufrago con la partecipazione a quella trasmissione televisiva" che ha porta una "naturale tendenza del pubblico all'imitazione di quanto apparso in televisione".
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