Corruzione susseguente? Il 25 febbraio sapremo dalle Sezioni Unite se tale costrutto è contemplato nel nostro ordinamento. La Suprema Corte è chiamata a confermare o riformare un'importante pronuncia di condanna a 4 anni e mezzo per corruzione in atti giudiziari. Completerà l'ingorgo processuale la riattivazione del processo gemello il 27 febbraio successivo avanti la Corte di Appello di Milano. Va ricordato che nella loro motivazione i giudici del gravame ritennero si versasse in ipotesi di corruzione in atti giudiziari susseguente, vale a dire consumata dopo la deposizione dell'attuale imputato, che si assume reticente, anziché antecedente come valutato in sede di Tribunale. Il problema è che si configura un contrasto nella giurisprudenza di Cassazione in ordine alla configurabilità di questo costrutto giuridico. La questione è decisiva, perché, se passasse la linea che non può contemplarsi nel nostro ordinamento una «corruzione in atti giudiziari susseguente», il reato degraderebbe a «corruzione semplice» e perciò sarebbe già caduto in prescrizione; talché il primo presidente della Cassazione, Dott. Vincenzo Carbone, alacre nell'opera di smaltimento dell'arretrato della Suprema Corte regolatrice, ha deciso che a dirimere il contrasto fossero le Sezioni Unite.
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Civilista e penalista, dedito in particolare
alla materia della responsabilità civile
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