Il telefonino messo a disposizione del lavoratore dall'azienda non si deve considerare come un 'benefit' ma come un verto e proprio strumento di lavoro. Per questo spiega la Cassazione, chi ne abusa è a rischio di licenziamento. E non si parla solo di telefoncate. Anche l'abuso di invio di sms privati può portare alla perdita del posto di lavoro. La precisazione arriva in relazione al caso di un dipendente Telecom licenziato perchè sorpreso ad inviare una media di circa 100 sms al giorno, la Suprema Corte (Sentenza n. 5546/2010) ha ricordato tra le altre cose che "il fatto che l'abuso del cellulare di servizio avvenga con l'invio di sms e non con telefonate non esclude l'inadempimento perche' con l'espressione traffico si intendono comprese tutte le possibili modalita' di utilizzo dell'apparecchio". L'uomo nel suo ricorso aveva sostenuto di avere inviato gli sms "in assoluta buona fede, visto che l'azienda aveva posto il veto sulle telefonate". Piazza Cavour ha però messo in luce la "rilevante gravita' della condotta attestata da circa 50 mila sms con una media di oltre 100 messaggi al giorno". Fatto che secondo la Corte ha rotto "il vincolo fiduciario" tra dipendente e azienda. E così la sezione Lavoro ha confermato la legittimità del licenziamento.
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