La decisione è della sesta sezione penale della Corte (sentenza 16673/2010)
Non sempre la famiglia è sinonimo di tranquillità. C'è chi addirittura preferisce il carcere agli arresti domiciliari. E' il caso di un uomo di Nocera che, esasperato dai rapporti con la propria famiglia, ha deciso di "evadere" dai domiciliari per farsi riportare in cella. Il caso è poi finito davanti alla suprema Corte che stabilito come in una simile situazione non sussistono i presupposti del reato di evasione. La decisione è della sesta sezione penale della Corte (sentenza 16673/2010) che nella parte motiva spiega che chi si trova agli arresti domiciliari ed "esce dal luogo degli arresti, intenzionalmente, alla presenza dei Carabinieri, al fine di porre consapevolmente in essere una trasgressione idonea a ricondurlo in carcere, data l'impossibile convivenza con i familiari, non commette il reato di evasione". Difetta in un caso del genere il dolo tipico del reato previsto e punito dall'articolo 385 del codice penale. Tale dolo, spiega la Corte, "consiste nella consapevolezza e volontà di usufruire di una libertà di movimento vietata dal precetto penale". Nel corso del processo l'imputato ha sostenuto di non essersi sottratto ai controllo della Polizia giudiziaria, che era presente all'atto della bizzarra "evasione". Egli ha semplicemente realizzato una condizione fattuale nei termini che gli erano stati indicati come idonei a determinarne il rientro in carcere.
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