La Suprema Corte, con sentenza n. 27543 del 15 luglio 2010, ha ritenuto che non possa configurarsi il reato di favoreggiamento dell'immigrazione in mancanza di dolo specifico. i Giudici di legittimità, con la sentenza in esame, hanno precisato come non sia sufficiente che l'agente abbia favorito la permanenza nel territorio dello Stato di immigrati clandestini, mettendo a loro disposizione unita' abitative in locazione, essendo necessario una volonta' diretta a trarre un ingiusto profitto dallo stato di illegalita' dei cittadini stranieri. Questa si realizza quando l'agente, approfittando di tale stato , imponga condizioni particolarmente onerose ed esorbitanti dal rapporto sinallagmatico. Sulla base di queste argomentazioni la Cassazione ha annullato la sentenza che aveva visto condannare un uomo per il solo fatto di aver sub affittato lo stabile di cui era locatario a dei cittadini extracomunitari privi di regolare permesso di soggiorno ritenendo che ai fini della integrazione della fattispecie in esame sia necessario in concreto che, dalla stipula del contratto, si sia inteso trarre indebito vantaggio dalla condizione di illegalita' dello straniero che si trova nella posizione di contraente debole, imponendogli condizioni onerose ed esorbitanti dall'equilibrio del rapporto sinallagmatico e non essendo sufficiente concessione in locazione a cittadini extracomunitari clandestini di locali ad uso di abitazione.
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