Lo scorso 20 ottobre l'U.E. ha adottato una direttiva avente lo scopo di dare uno stop al mal costume di numerose Pubbliche Amministrazioni di ritardare, in maniera a volte incredibile, i pagamenti spettanti alle ditte che hanno rapporti contrattuali con esse. La nuova normativa prevede, tra l'altro, che le PP.AA. dovranno pagare i fornitori di beni o servizi, di regola, entro 30 giorni, prorogabili di altri trenta solo in casi eccezionali. Scaduto tale termine, dopo l'entrata in vigore del provvedimento, l'Amministrazione sarà tenuta al pagamento aggiuntivo di interessi elevati, quantificati in una percentuale pari ad almeno l'8%, con una maggiorazione in relazione al tasso di riferimento della Bce. Il nuovo impianto normativo, che attende di essere recepito dagli Stati membri entro 24 mesi, ha suscitato opposte reazioni: mentre il mondo dell'impresa, specie della pmi, l'ha salutato come un prezioso freno a una tendenza che, in numerose occasioni, ha causato la mancanza di liquidità e perfino il fallimento delle aziende creditrici, dall'altro versante, gli Enti Locali lamentano che l'applicazione delle nuove regole generebbe insormontabili difficoltà per gli amministratori locali, fin dal momento della programmazione dell'attività contrattuale. Attilio Fontana, sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia, tramite la pubblicazione di un articolo sul Corriere della Sera, si è fatto portavoce della situazione reale in cui versano le Province e, ancor più, i Comuni italiani. Fontana ha evidenziato, in particolare, l'atteggiamento contraddittorio dell'U.E., la quale, se da un lato impone all'Ente pubblico di rispettare gli stringenti vincoli per il rispetto del Patto di stabilità, dall'altro lato pretende che, pur non avendo ancora l'esatta quantificazione delle entrate, l'Ente stesso garantisca il pagamento tempestivo dei fornitori, secondo uno scadenziario che non è agevole redigere in assenza di liquidità certa.
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