Per configurare il reato di spaccio la Cassazione, con la sentenza n. 40163 (15 novembre 2010), ha affermato che non è indispensabile il sequestro della sostanza. La sesta sezione penale ha infatti spiegato che il reato può essere provato anche attraverso intercettazioni e testimoni. La sentenza è l'esito del ricorso proposto a due imputati per i reati di spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope ed estorsione (di cui all'artt. 81, comma secondo, cod. pen. e 73 d.p.r. n. 309 del 1990 e art. 629, comma 2 codice penale), che avevano eccepito l'impossibilità di configurazione del reato di spaccio per l'inesistenza della prova della droga. Investita della questione, la Corte ha spiegato che non è necessaria la prova del'esistenza della droga se il reato di spaccio viene provato diversamente: "i giudici di appello - si legge dalla parte motiva della sentenza - hanno fondato il loro convincimento sulla base sia delle convergenti e fra di loro integrantesi dichiarazioni rese da soggetti a vario titolo coinvolti nella vicenda sia del contenuto e del tenore di numerose conversazioni intercettate, della quali hanno tratto il convincimento". Per questo motivo, i giudici hanno giudicato inammissibile il ricorso e, citando le più autorevole decisioni affini al caso di specie, hanno precisato che "è (…) principio più volte affermato da questa Corte che il reato di detenzione a fini di spaccio o quello di spaccio non sono condizionati, sotto il profilo probatorio, al sequestro o al rinvenimento di sostanze stupefacenti, poiché la consumazione di tali reati può essere dimostrata attraverso le risultanze di altre fonti probatorie, quali le ammissioni dello stesso imputato, le deposizioni dei testimoni o il contenuto di intercettazioni".
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: