Occupandosi del caso della morte di un ragazzo che perse la vita a seguito di un incidente causato da veicolo passato con il rosso, la Corte di Cassazione per la prima volta ha riconosciuto che il responsabile è imputabile per omicidio volontario con dolo eventuale. L'incidente era avvenuto a Roma quando il conducente di un furgone rubato, fuggendo dalle forze dell'ordine aveva attraversato a tutta velocità un incrocio con semafo rosso ed aveva travolto un auto con tre ragazzi a bordo, uno dei quali morì. L'uomo era stato condannato dalla Corte d'Assise d'appello di Roma a sei anni e sei mesi di reclusione perchè il reato era stato derubricato da omicidio volontario a omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento. Il caso finiva in Cassazione dove la Quarta sezione penale, accogliendo il ricorso della Procura, ha disposto un nuovo processo. La Suprema Corte nella parte motiva spiega che "la Corte di merito, oltre a leggere in maniera parziale le risultanze processuali, ha valutato la posizione dell'imputato analizzando soltanto alcuni degli elementi probatori e non si e' preoccupata di calarli all'interno dell'intero contesto che avrebbe potuto indubbiamente contribuire a chiarire la loro effettiva portata". In sostanza, spiagano i giudici di Piazza Cavour, "il giudice d'appello avrebbe dovuto esaminare le modalita' e la durata dell'inseguimento; il lasso di tempo intercorso tra l'inizio dello stesso e la sua trasformazione in mero controllo a distanza del furgone rubato; le complessive modalita' di fuga e la sua protrazione pur dopo che la polizia aveva adottato una differente tipologia di vigilanza". Sarà anche necessario valutare "le caratteristiche degli incroci impegnati con luce rossa prima del raggiungimento di quello" in cui si è verificato l'incidente "e le relative possibilita' di avvistamento di altri veicoli".
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