La Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) ha nei giorni scorsi fatto il punto sulla questione gravissima dell'agropirateria alimentare, ossia dell'imitazione e della contraffazione dei famosi marchi alimentari italiani, che in Italia e nel mondo ci costano qualcosa come ben 60 miliardi di euro all'anno. Il calcolo dei danni è spaventoso, qualcosa come quasi 4 punti del pil ogni anno, che va verso le tasche di produttori mendaci stranieri, che associano volontariamente il lavoro nome a quello di prodotti italiani famosi, confondendo il consumatore e allettandolo con prezzi stracciati, ma senza assicurare la qualità e le caratteristiche dei nostri alimenti. Si va dal Parmesao in Brasile, che scimmiotta tristemente il nostro formaggio tipico al Provolone e all'Asiago del Wisconsin, che non meritano commenti. E poi seguono il Regianito argentino, il "Daniele Prosciutto & Company", imitazione del noto San Daniele, e tanti altri. E pensare che il 22% di tutti i prodotti agroalimentari registrati nella UE sono italiani, a conferma di quanto il settore sia importantissimo in Italia. Per questo la CIA chiede che vengano posti in essere misure di maggiore efficacia nel contrasto della contraffazione dei marchi alimentari, sia a livello nazionale, che agendo su base comunitaria.
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