Il Governo ha licenziato il decreto legge sul codice unico antimafia, una serie di misure che intende semplificare il contesto legislativo in materia. Centotrentuno articoli suddivisi in cinque libri: il decreto dovrà essere vagliato dal Parlamento e dovrà divenire legge dello Stato entro 60 giorni. Il codice unico antimafia, frutto di un lavoro di collaborazione fra il Ministero dell'Interno e del Ministero della Giustizia, porterà numerose novità. Oltre alla riduzione dei riti da 32 a 3 (rito del lavoro, rito ordinario di cognizione e rito sommario per processi con evidenti prove), il codice prevede nuovi poteri ai prefetti che potranno desumere elementi delle attività delle aziende "coinvolte" in appalti pubblici. Nasce, inoltre, una banca dati unica per permettere un maggior controllo sugli appalti pubblici che, negli ultimi decenni, hanno subito interessamenti da parte delle organizzazioni criminali. Le Direzioni distrettuali antimafia avranno la competenza anche sulle indagini patrimoniali e il potere di proporre le misure di prevenzione, arrivando ad aggredire i beni dei mafiosi anche dopo la loro morte. Soddisfazione per il nuovo codice antimafia è stata espressa dal Presidente del Consiglio dei Ministri: "Continuiamo sulla lotta alla mafia, continuiamo con lo sforzo comune basato sulle nostre leggi e sul lavoro dei magistrati; abbiamo arrestato 8 presunti mafiosi al giorno, 8.466 in tutto, tra i quali 34 pericolosi latitanti in 800 operazioni di polizia. E sono stati confiscati beni per 21 miliardi e mezzo".
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