Dopo il sì del Senato, è passato ora all'esame della Camera dei Deputati il disegno di legge anticorruzione. In particolare, il ddl n. 2156, recante disposizioni in materia di prevenzione e repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione, è fondato su tre pilastri generali: prevenzione generale, controlli mirati e sanzioni. In seguito alla bocciatura del Piano Nazionale anticorruzione, previsto dall'art. 1 del ddl, un accordo ha sostanzialmente salvato le norme che traggono ispirazione alla convezione Onu contro la corruzione. Dopo aver soppresso inoltre gli artt. 3 e 4 (misure sulla trasparenza nei contratti pubblici), l'art. 6 e gli artt. 7 e 8 (disposizioni in materia di controlli negli enti locali) e l'art. 9 (fallimento politico), è stato poi confermato l'art. 5 in seguito agli emendamenti proposti. Come si apprende da una nota diffusa da Palazzo Chigi, il Governo, impegnato a presentare un nuovo testo per garantire, così come richiesto delle opposizioni, "la piena indipendenza dell'organo di coordinamento dal potere esecutivo", ha presentato l'emendamento, deferito poi alle Commissioni competenti.
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