Con comunicato del 7 luglio 2011, la Cgil denuncia, tramite il segretario confederale Fulvio Fammoni, che "da oggi le cause di lavoro non sono più gratuite ma a pagamento: saranno i lavoratori stessi a dover pagare di tasca propria per poter ricorrere ai primi gradi di giudizio". Il decreto correttivo D.L. 6 luglio 2011 n. 98, prevede infatti il pagamento e non più la gratuità per i primi gradi delle cause per controversie di previdenza ed assistenza obbligatorie, nonché per quelle individuali di lavoro o concernenti rapporti di pubblico impiego. "Una tassa odiosa che colpisce i lavoratori proprio durante la crisi" - sottolinea Fammoni - e che "sta già provocando gravi problemi alla presentazione delle cause". In alcuni casi "non essendo ancora certi i meccanismi e le eventuali soglie di esenzione, le cause, anche quelle urgenti, non vengono accettate in attesa di precise indicazioni". La Cgil - conclude il Segretario confederale - "si impegna a verificare tutte le possibilità per impugnare o sospendere questa norma iniqua" sottolinenado che "il governo che non poteva non sapere quello che sarebbe successo. Adesso ha l'obbligo di porre immediato riparo a questo clamoroso sbaglio e ingiustizia".
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