Roma, 3 ott. (Adnkronos)- 'Il Consiglio dei ministri ha varato la riforma delle pensioni'. Lo ha annunciato il ministro del Welfare, Roberto Maroni. La maggioranza ha optato per la soluzione secca: dal 2008 si potra' andare in pensione con 40 anni di contributi o 65 anni d'eta' per gli uomini e 60 per le donne. Previsti incentivi anche per il pubblico impiego mentre sara' penalizzato chi lascia prima dei 40 anni di contributi. Il ministro del Welfare ha spiegato che gli incentivi ai dipendenti pubblici saranno riconosciuti 'previo confronto con le parti sociali e con le Regioni'. Stesso discorso vale per l'armonizzazione tra il sistema previdenziale pubblico e quello privato. 'I tempi - ha aggiunto Maroni - potrebbero non andare alla lunga, visto che nulla vieta di aprire il confronto con le parti sociali sul Pubblico impiego prima dell'approvazione della delega pensionistica'. Entro la fine del 2007, poi, 'ci sara' una verifica con le parti sociali sull'efficacia degli incentivi'. Durissimo il commento dei sindacati: 'E' una riforma immorale'. Nel mirino delle critiche soprattutto la penalizzazione che il governo ha inserito per chi intendesse utilizzare la pensione di anzianita' anche dopo il 2008, senza gli anni di contribuzione previsti. E il giudizio piu' secco arriva dalla Cisl. 'E' una proposta che per la parte gia' nota, quella dell'aumento secco a 40 degli anni di anzianita' contributiva - scandisce Pierpaolo Baretta conversando con l'ADNKRONOS- si conferma iniqua e sbagliata e che per la parte nuova, quella dei disincentivi, e' immorale'. Ma non solo. Gli obiettivi di risparmio indicati dall'esecutivo rinsaldano la convinzione che 'si tratta di una manovra che si trasformera' in un salasso che gravera' tutto e soltanto sulle pensioni. Sara' insostenibile'. E il sindacato di via Po rinvia al mittente la mano tesa al dialogo che arriva dal governo: 'Ne parliamo dopo lo sciopero generale e quando avranno cambiato idea', taglia corto Baretta.
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