Lo so, lo so, questa notizia tocca esclusivamente i cittadini milanesi. Ma se la osserviamo un po' più da vicino, ci si rende conto di come invece tocchi tutti noi italiani. Ormai la cronaca ha reso, credo, abbastanza nota l'Area C milanese; ma per aiutare chi invece ha letto tutt'altro e non ne sa nulla, diciamo che trattasi di area che include centro e zone limitrofe (i cosiddetti Bastioni) off-limits al traffico. O meglio off-limits al traffico non a pagamento, perché in realtà era (meglio usare l'imperfetto perché al momento non esiste più!) sufficiente pagare un dazio giornaliero (5 euro) per poter varcare le mura proibite. La creazione del neo-sindaco Giuliano Pisapia proseguiva le sperimentazioni della Moratti (Ecopass, un incubo riuscire ad attivarlo via internet. L'ho provato sulla mia pelle, acquistandone un numero imprecisato per un solo ed unico passaggio!), che a sua volta proseguiva il piano anti-traffico-salva-aria del predecessore Albertini. L'Area C diciamocela tutta non è mai stata particolarmente amata, né più né meno delle domeniche senza auto, o dei weekend elettorali. Soprattutto dai poveri residenti all'interno dell'area in questione, imprigionati nelle loro case dorate, causa diritto a soli 40 free-pass all'anno. E chi per sbaglio necessitava spostare la macchina più di frequente, che so io, per dover andare a lavorare, doveva pagare, con il beneficio economico di un piccolo sconto. Eppure nessuno di questi residenti si é mai lamentato al punto da far ricorso.
Sino a che l'Area C non ha intaccato i guadagni di due anziani signori, la signora Elisa Riva Melendez e il signor Antonio Franchi, rispettivamente ad e presidente della Mediolanum parking srl. Il loro parcheggio sotterraneo a due passi dal Duomo (quindi nel centro che più centro non c'è), a causa del dazio/ salasso ha avuto perdite del 10% per l'esercizio 2011. Ora, uno si immagina qualche migliaia di euro....ebbene no, invece del milione di euro (!) incassato nel 2010, i due se ne sono portati a casa poco più di 900mila. La perdita, imputata da entrambi al provvedimento anti-traffico, è stata causa di contestazione assai formale, finendo prima (rimbalzata) davanti al Tar della Lombardia e poi addirittura davanti al Consiglio di Stato. Dove ha trovato il diligente presidente della quinta sezione di Palazzo Spada, Luciano Barra Caracciolo che ha trovato un vizio di forma nella stesura della normativa che regola l'Area C, delegittimandola e rendendola nulla da subito. Giubilo tra negozianti e anti-pisapiani, con Pdl e Lega in testa. Anche se va riconosciuto che il pidiellino Carlo Masseroli, ex assessore all'urbanistica, ha in realtà criticato la "mossa" del Consiglio con la frase: "non è accettabile che ogni volta che si prende un'iniziativa amministrativa, l'ultima parola sia dei tribunali".
Proprio queste parole hanno spinto molti a porsi interrogativi di un certo spessore, che ci toccano tutti indistintamente in qualità di cittadini italiani. Come il domandarsi fino a che punto sia giusto far valere l'interesse di pochi (due!) su quelli della comunità; oppure fino a che punto un cavillo può scansare una legge, un ricorso annullare una sentenza, un'istanza superiore cancellare un'istanza precedente (come in questo caso). Insomma fino a che punto la burocrazia può arrivare a rovesciare completamente le carte in tavola, come se nulla fosse. Nessuno vuole accusare i commercianti per voler fare il proprio lavoro, cioè commerciare e guadagnare, ma è lecito domandarsi se anche chi ci amministra possa fare altrettanto (beh, sì, non commerciare certamente), soprattutto se l'intenzione non è malvagia.
Oltretutto ricordiamo che come da decreto legislativo n.95 (sì, esatto la spending review, sempre quella!) le città metropolitane, tra cui Milano appunto, dovranno impegnarsi attivamente nel miglioramento della viabilità. E per questo la giunta comunale non starà a guardare; sta già cercando di trovare un ulteriore cavillo per poter rimettere in gioco l'Area C, forse cambiandole il nome (Area bis) o forse includendo convenzioni per chi vuole parcheggiare in centro. Il primo tentativo è stato troppo naïf per i detrattori, quindi sotto con la burocrazia. In fondo anche Giuliano Pisapia viene da una nota famiglia di avvocati milanesi.
barbaralgsordi@gmail.it
Sino a che l'Area C non ha intaccato i guadagni di due anziani signori, la signora Elisa Riva Melendez e il signor Antonio Franchi, rispettivamente ad e presidente della Mediolanum parking srl. Il loro parcheggio sotterraneo a due passi dal Duomo (quindi nel centro che più centro non c'è), a causa del dazio/ salasso ha avuto perdite del 10% per l'esercizio 2011. Ora, uno si immagina qualche migliaia di euro....ebbene no, invece del milione di euro (!) incassato nel 2010, i due se ne sono portati a casa poco più di 900mila. La perdita, imputata da entrambi al provvedimento anti-traffico, è stata causa di contestazione assai formale, finendo prima (rimbalzata) davanti al Tar della Lombardia e poi addirittura davanti al Consiglio di Stato. Dove ha trovato il diligente presidente della quinta sezione di Palazzo Spada, Luciano Barra Caracciolo che ha trovato un vizio di forma nella stesura della normativa che regola l'Area C, delegittimandola e rendendola nulla da subito. Giubilo tra negozianti e anti-pisapiani, con Pdl e Lega in testa. Anche se va riconosciuto che il pidiellino Carlo Masseroli, ex assessore all'urbanistica, ha in realtà criticato la "mossa" del Consiglio con la frase: "non è accettabile che ogni volta che si prende un'iniziativa amministrativa, l'ultima parola sia dei tribunali".
Proprio queste parole hanno spinto molti a porsi interrogativi di un certo spessore, che ci toccano tutti indistintamente in qualità di cittadini italiani. Come il domandarsi fino a che punto sia giusto far valere l'interesse di pochi (due!) su quelli della comunità; oppure fino a che punto un cavillo può scansare una legge, un ricorso annullare una sentenza, un'istanza superiore cancellare un'istanza precedente (come in questo caso). Insomma fino a che punto la burocrazia può arrivare a rovesciare completamente le carte in tavola, come se nulla fosse. Nessuno vuole accusare i commercianti per voler fare il proprio lavoro, cioè commerciare e guadagnare, ma è lecito domandarsi se anche chi ci amministra possa fare altrettanto (beh, sì, non commerciare certamente), soprattutto se l'intenzione non è malvagia.
Oltretutto ricordiamo che come da decreto legislativo n.95 (sì, esatto la spending review, sempre quella!) le città metropolitane, tra cui Milano appunto, dovranno impegnarsi attivamente nel miglioramento della viabilità. E per questo la giunta comunale non starà a guardare; sta già cercando di trovare un ulteriore cavillo per poter rimettere in gioco l'Area C, forse cambiandole il nome (Area bis) o forse includendo convenzioni per chi vuole parcheggiare in centro. Il primo tentativo è stato troppo naïf per i detrattori, quindi sotto con la burocrazia. In fondo anche Giuliano Pisapia viene da una nota famiglia di avvocati milanesi.
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