Premessa: i miei pensieri oggi non saranno politicamente scorretti, per rispetto all'argomento trattato: gli animali.
Per un momento, molto virtuale, dimentichiamoci le brutture che stanno piano piano facendo crollare (almeno così si spera) l'impalcatura della nostra politica, quella corrotta naturalmente. Lasciamo perdere decreti e leggi anti-truffa-riciclaggio-intercettazioni, porcellum-si-no-ni e dedichiamoci un momento a riflettere su chi non ha realmente alcuna voce in capitolo legislativo: gli animali. Anche se per fortuna di leggi che, in parte, li proteggono ne esistono.
Il tema sta a cuore a moltissimi di noi, e tocca vari aspetti del mondo animale: dal randagismo alla caccia, alla vivisezione o sperimentazione. Molto è stato fatto per i nostri animali e anche per quelli che nostri non sono, ma che non hanno certamente scelto di farsi torturare o ammazzare (e i più fortunati, impagliare). Molto di più però si può fare.
Per migliaia di anni gli animali ci hanno accompagnato, persino accudito e protetto, eppure solo da pochi decenni hanno guadagnato uno status legislativo; ne è stata infatti riconosciuta la dignità in quanto esseri senzienti. Ora è il momento di concretizzare l'obbligo al rispetto, applicando sanzioni laddove ne esistono (vedi randagismo) oppure creando, o aggiornando decreti ormai obsoleti (vedi vivisezione).
Entrando nel merito del randagismo, ad esempio, la legge n.281 del 14 agosto 1991 ("Legge quadro in materia di animali d'affezione e prevenzione del randagismo"), molto fece contro la soppressione di poveri cani o gatti abbandonati e finiti in canile; così come per l'obbligo di rispettare le colonie di gatti randagi, o meglio "in libertà". Ma in quanti hanno assistito a cattiverie proprio su queste ultime? E chi espia la pena? Per anni gli animalisti si sono battuti perché la legge venisse migliorata, partendo dal presupposto che non fosse comunque da buttar via. Ci si augurava più che altro la possibilità di estendere il concetto di animali di affezione anche ai cavalli e il termine in libertà anche ai cani che vivono i strada, ma che non rappresentano alcun pericolo (cani liberi accuditi).
Nel mentre due onorevoli Pdl, Jole Santelli e Fiorella Rubino Ceccacci, si sono mosse dal 2008 per apportare delle modifiche alla 128/91, presentando in Senato una proposta ora in fase di valutazione in Commissione. Le due deputate sono state pesantemente attaccate per aver avuto la pensata di introdurre una tassa di proprietà su cani o gatti domestici, tranne se presi in un canile o gattile. Una cifra attorno ai 20-30 euro (sarebbe il comune a stabilirla) per finanziare iniziative contro il randagismo. Premettendo che lo Stato destina già qualcosa come 500 milioni (sempre provenienti dalle nostre tasche) a tal scopo, sono necessari anche questi soldi extra? Su questo punto la Camera, quasi certamente, farà un passo indietro, rendendosi perfettamente conto che di soldi se ne tirano già fuori abbastanza.
Leggendosi il testo originale (www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/pdf/16PDL0009930.pdf), e lasciando perdere i commenti sulle due onorevoli (soprattutto quelli un po' aciduli di Dagospia), anche una digiuna di giurisprudenza (ma amante e paladina della giustizia e degli animali) come la sottoscritta può trovare dei punti estremamente interessanti. Come la volontà di controllare maggiormente le strutture che ospiteranno gli animali abbandonati, creando anche alternative ai rifugi comunali o privati, le cosiddette case-famiglia, cioè privati che si prendano in custodia cani e gatti, senza però ricevere soldi, ma solo buoni sconto per l'acquisto di cibo o le spese veterinarie. Una buona chance per annientare i canili-lager, frutto della fame di soldi facili a scapito di poveri animali senza diritti e protezione. Naturalmente anche il controllo dovrà diventare molto più severo e costante nel tempo. Un altro punto interessante è certamente l'abolizione del divieto di portare animali sui mezzi pubblici e all'interno di negozi o ristoranti. Più tolleranza affinché gli animali domestici possano realmente essere integrati, nel completo rispetto naturalmente anche per chi di animali non ne ha. Nelle intenzioni delle deputate anche quella di sensibilizzare ed educare la gente, sin dalla scuola, grazie a progetti ed iniziative che facciano conoscere li animali domestici, creando così affezione ed empatia.
A livello più burocratico si punta invece ad un maggior controllo sul censimento anagrafico da parte delle Asl, all'intervento tempestivo di veterinari in caso di animali feriti o maltrattati, di prevenzione sulle nascite. Così come ad un indurimento delle pene per chi commette reati contro gli animali (sempre e solo domestii, ndr) e un controllo maggiore avfinché le sanzioni vengano applicate. Insomma molti punti che con la legge originale erano rimasti ancora in sospeso e che hanno creato non poche interpretazioni troppo "personalizzate", soprattutto a livello di canili privati. Forse la proposta pecca effettivamente su un punto, quello di voler fissare a 200 individui il tetto massimo da ospitare nei canili. Per molti un numero irrisorio che porterà a non poche problematiche di accoglienza, non risolvendo assolutamente il randagismo, anzi aumentandolo con molta probabilità. Abituati a vivere in un Paese in cui varare leggi eque e giuste in toto pare un miraggio sempre più remoto, accontentiamoci anche di leggi che, anche se solo parzialmente, possono essere di aiuto.
In attesa che i cavalli possano diventare animali d'affezione, ma in realtà qualsiasi animale domestico, anche conigli, canarini o tartarughe, ci auguriamo che le tante magagne politiche non distolgano i nostri governatori dall'aiutare chi ci sta a cuore, e purtroppo non ha voce in capitolo.
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