Eppure a renderla più tollerabile, e in odor di santificazione, potrebbe contribuire la riuscita del ministro dell'economia Vittorio Grilli nel farla versare anche dalla Chiesa, o meglio dallo Stato del Vaticano. Sin da maggio questa prospettiva alletta sempre più i nostri governanti, per poter attuare in maniera più efficace il piano di rientro economico imposto dalla Comunità Europea. Poche storie, un Imu ipoteticamente versata dalla Chiesa varrebbe dei bei soldoni, una cifra non ancora stabilita con precisione, ma che potrebbe sfiorare quasi il mezzo miliardo di euro (all'anno, naturalmente). Ora, una cifra del genere potrebbe alleggerirci e sgravarci da ulteriori aumenti di imposte, o meglio da quello, sinora scongiurato, dell'Iva. Un aumento di pochi punti percentuali che però, quasi certamente, avrebbero un impatto ancor più devastante sulla nostra già malconcia economia. Oltre alla probabilità di dare una stoccata in sfavore, al non proprio amatissimo governo. E per come stanno le cose, soprattutto in previsione di una sempre più fattibile ricandidatura di Monti, non sarebbe certamente una mossa azzeccata.
Mentre azzeccatissima sarebbe il riuscire laddove mai nessun governo (dopo quello istituito dai rivoluzionari francesi perlomeno) ha osato avventurarsi prima: toccare i beni ecclesiastici. Nessuna confisca, non illudiamoci, solo far pagare quel che è dovuto. Perché sia ben chiaro che lo Stato del Vaticano non possiede solo edifici ad uso religioso (chiese, monasteri, conventi) o edifici adibiti a sede di enti a scopo non lucrativo, le onlus insomma; ma anche tanti altri, acquistati o ereditati, che vengono regolarmente utilizzati a scopo commerciale. Vedi cliniche, scuole, università, ospedali, convitti e pesino alberghi e resort. Attività redditizie a tutti gli effetti, che lo Stato vuole poter tassare.
Per una volta mi trovo completamente d'accordo con loro. Austerity per noi, austerity per tutti. Se mai Grilli riuscirà in quest'impresa, visto che al momento il Consiglio di Stato lo ha bocciato proprio in relazione alla natura della gabella (cioè un'imposta su edifici ad uso commerciale (!)), potremo allora considerarci una quasi-democrazia.
Nel mentre pensate che si possa trasformare la propria casa al mare in onlus? Che so io, magari in sede per un ricovero di ricci di mare in via di estinzione....
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