Già la Spending aveva alzato la scure sui soldi destinati alla scuola, concentrandosi soprattutto su quelli di università e ricerca; elargendo invece qualcosa alle scuole dell'obbligo ( e meno male!). Ora il patto di solidarietà (al contrario) va dritto dritto a toccare gli insegnanti di scuole primarie, medie e secondarie superiori di aumentandone il numero di ore lavorative settimanali. Passando così dalle attuali 18 ore a 24 (un bel 30% in più), mantenendo però (e qui sta il tocco di genio) lo stesso stipendio. In realtà la pensata non sarebbe così male, in cambio di ore fatte in più gli insegnanti avrebbero infatti un aumento di giorni di ferie, circa 15, di cui godere nel periodo di minor lavoro, e cioè d'estate. Quando le scuole chiudono ma gli insegnanti sono obbligati a presenziare, spesso senza aver nulla di realmente costruttivo da fare.
Peccato però che con l'aumento di ore di servizio del corpo insegnante di ruolo, diventerebbero superflui tutti gli altri insegnanti di contorno: i supplenti. Uno squadrone contabilizzato in ben 6.400 unità, il cui taglio contribuirà a rientrare dei ben 184 milioni chiesti "in dono" dall'Istruzione con il nuovo Ddl. Ma con gesto mandrakiano, Profumo rassicura che i soldi risparmiati andranno a finanziare ammodernamenti delle strutture scolastiche e alla formazione dei docenti. Quindi qualcosa, forse, non torna. Taglio di insegnanti+ investimento per edilizia/aggiornamento=da quale cappello usciranno i milioni di risparmio previsti? Confidiamo naturalmente nella buona fede, e nella mia incapacità di fare calcoli che vadano oltre i quattro zeri!
Oltre alla questione ore-extra-meno-supplenti il Ddl prevede anche l'innalzamento degli standard formativi nelle scuole paritarie (religiose e non), diventate spesso un parcheggio per chi non ha voglia di lavorare duro, dei veri e propri "diplomifici". Che il Governo è deciso a combattere, perché spesso sotto gli standard medi degli istituti pubblici. Se uno studente vorrà trasferirsi ad una scuola paritaria, questa dovrà essere nella zona di residenza e la motivazione essere giustificata, nonché giudicata plausibile.
Se però un asino ricco vuole finire il suo percorso in un istituto privato, perché privarlo di questa chance? Meglio un asino in meno nella pubblica, visto che i supplenti e i sostegni scarseggeranno,così i docenti di ruolo potranno dedicarsi di più ai virtuosi. Si rischia così di ridurre la selezione naturale che talvolta sopravvive almeno in ambito scolastico; tanto poi si sa che in quello lavorativo la meritocrazia va a farsi benedire, il più delle volte!barbaralgsordi@gmail.it