Riallacciandomi ad un pezzo precedente sulla Sanità senza frontiere, mi sono venute in mente le recenti vicissitudini della nostra procreazione medicalmente assistita o Pma. Pensare che le frontiere spariranno in Europa anche per la Sanità, mi ha portato a riflettere su ciò che avverrà alla nostra eccellenza scientifica in ambito procreazionale. Investimenti, anche se non sembrerebbe, se ne sono fatti anche da noi, per poter creare centri di Pma sovvenzionati dalla Ssn (mamma mia che giro di sigle!).
Aprendo le frontiere ci si dovrà porre anche la questione di come affrontare la libera circolazione di pazienti dal punto di vista giuridico. Naturalmente il Governo ed i suoi tecnici si riuniranno proprio per definire tutti i punti di questa nuova direttiva europea, per evitare stragi economiche soprattutto. Consideriamo infatti che la maggior parte dei nostri cittadini che si recano all'estero (senza le sovvenzioni della Ssn) lo fanno proprio per la procreazione. Ma lo fanno privatamente, quindi allo Stato sino ad oggi poco è importato.
Aprendo le frontiere si aprirà (giustamente) a molte, moltissime, coppie la possibilità di recarsi all'estero con la mutua. E questo sì ci costerà. Eppure la soluzione sarebbe molto semplice: cambiare la legge 40 e conformarla al resto d'Europa. Se non altro nella parte, che già tanto ha fatto discutere, riguardo la possibilità di compiere esami embrionali preimpianto. Perché rischiare di far nascere un bimbo malato, quando ci sono i mezzi per fare diagnosi precocissime? Cosa che avviene normalmente in quasi tutti i paesi comunitari.
Sembrava, quando ne scrissi a riguardo (Pma, procreazione magistralmente assistita), che le cose potessero finalmente cambiare, sull'onda di ben 19 decisioni giuridiche italiane ed europee che l'hanno attaccata per la sua incostituzionalità, in quanto lesiva della libertà decisionale e della dignità genitoriale. Dimostrandone la totale incongruenza.
Ora arriva il colpo di tacco (spuntato però, mica un bello stiletto di Manolo Blanik!) del Governo, che super in sordina ha presentato alla Corte Europea dei Diritti dell'uomo la domanda per il riesame della sentenza del 28 agosto 2012, con la quale veniva bocciato il divieto di fare diagnosi pre-impianto, come previsto invece dalla nostra legge 40. Il Governo non ha preso in considerazione le posizioni di esperti in campo medico, così come di alte cariche istituzionali europee.
Come potrà mai essere in grado di aprire le sue strutture "d'eccellenza" sanitaria ai pazienti esteri, se non è in grado di aprire la propria mente alle esigenze e alle richieste dei suoi conterranei?
Peccato, poteva essere una bonne chance! E invece hanno vinto i bacchettoni.
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