Rischiano una condanna penale i calciatori che intervengono sugli avversari a gamba tesa. Un comportamento violento che va oltre 'i limiti della lealta' sportiva'. A dirlo e' la Corte di Cassazione che ha inflitto una condanna a 300 euro di multa a Francesco C., un giocatore 30enne dell'Enna che durante un incontro di calcio aveva contrastato l'avversario Marco D.P. entrando a gamba tesa e provocando all'avversario lesioni personali, in particolare la frattura alla mandibola destra guaribile in 40 giorni). Per la Suprema Corte, un comportamento violento sul campo di calcio non rispecchia le 'regole di corretezza del gioco' ed e' meritevole di condanna penale. A sollecitare la pronuncia di piazza Cavour, Francesco C. che, dopo essere stato condannato dalla Corte d'appello di Caltanissetta nel novembre del 2002 per 'lesioni personali colpose', ha protestato in Cassazione sostenendo che lo scontro era stato 'del tutto fortuito' ed era avvenuto esclusivamente nel contesto di un'azione di gioco al solo fine di impossessarsi del pallone. La Quarta sezione penale (sentenza 39204) ha respinto il ricorso del calciatore, sottolineando come la 'gamba tesa' non puo' essere qualificata come 'illecito sportivo'. Si tratta invece di una vera e propria azione che non puo' andare 'esente da responsabilita' penale' per la 'violazione delle regole di gioco' tali da 'superare i limiti della lealta' sportiva'.
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