A partire dal 2008 l'Europa è alle prese con una fase recessiva senza precedenti per durata e gravità. Se andiamo ad analizzare le scelte operate per far fronte a tale crisi, scopriamo che ancora una volta si è scelta la strada della riduzione della spesa.
C'è da dire che in questo caso va tenuta nel debito conto la complessità della situazione economica e politica della giovane Unione Europea. Infatti la moneta unica continentale ci ha catapultato in un nuovo mondo che non è più quello delle politiche economiche nazionali e autonome, ma quello di una politica economica unica per un intero continente. Questo ha comportato e comporta uno sforzo comune di tutte le componenti nazionali nella direzione della omogeneità delle regole e dei parametri economici.
Purtroppo queste regole e questi parametri non sono stati scelti, ma imposti dai paesi più forti e dalle ferree leggi del mercato globale. Da una parte, quindi, l'Unione Europea ci impone sacrifici e dall'altra non ci protegge dalle speculazioni internazionali se non quando si prospetta il rischio di contagio.
In questi giorni è la volta di Cipro che è stata lasciata al suo destino di paradiso/inferno fiscale dai vertici europei fino a pochi mesi fa, per poi intervenire chiedendo delle garanzie assolutamente impossibili sia per l'entità che per i tempi, in cambio di un prestito non certo risolutivo.
E' arrivato forse il momento di rivedere tutta l'impostazione degli accordi comunitari, in particolare il patto di stabilità, e rilanciare una politica d'investimenti da parte degli stati e della Unione Europea stessa.
Dobbiamo anche sfatare il tabù legato alla immissione di liquidità. Infatti da troppo tempo si è radicata l'idea che questo significhi generare inflazione e che l'inflazione sia il peggiore dei mali. Se fatto nella giusta misura, battere moneta può essere molto utile per ridare vita ad una economia depressa senza che si generino effetti inflattivi di entità rilevante.
di: S. Soul