Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 31
Cari lettori, non so voi, ma io personalmente ho rinunciato da anni ad avere agnelli e capretti sulla mia tavola pasquale. Tentando di allargare la cerchia degli "agnello-free" anche ai miei poveri conoscenti e parenti, così da costringerli a studiare ex-novo il menù di festa. Talvolta sperimentando in maniera spinta piatti esotici pseudo-vegan.
Successi od insuccessi culinari a parte -tanto a me Cracco & co. non eleggeranno mai nouvelle Masterchef- finalmente qualcuno, che conta veramente, ha deciso di perpetrare la causa della mattanza dei poveri ovini. Trattasi nientepopodimenoche del neoeletto Papa Francesco I. Da subito paladino dei poveri e dei più deboli, senza distinzione di razza o di specie.
Ed ecco dunque che Papa Bergoglio ha invitato a non consumare carne di agnello e di capretto per le festività pasquali, con grande gioia della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente. Per l'ente infatti la tradizione non avrebbe alcuna valenza simbolico-religiosa: "tra le comunità cristiane più antiche, l'agnello era rappresentato sulle spalle del pastore e simboleggiava l'anima salvata da Cristo. La sua uccisione per Pasqua non ha alcun fondamento nella tradizione cristiana, semmai ha radici nel Vecchio Testamento. È un rito cruento, in forte contraddizione col concetto di Resurrezione, che porta con sé il rinnovamento della fede e della speranza. È un rito non necessario in una società, la nostra, già impregnata di violenza e di morte, che serve soltanto a soddisfare gli interessi dell'industria alimentare".
Effettivamente per poter mangiare questo tipo di carne, gli animali devono essere macellati a poco più di un mese dalla nascita, spesso venendo trasportati stivati in camion senza acqua o cibo. Ed una volta uccisi vengono appesi per essere dissanguati. Anche le madri subiscono una vera e propria forma di tortura, dato che i concepimenti ed i parti vengono pilotati così che gli agnelli possano essere partoriti con tempistiche perfette: per essere macellati dopo 30-40 giorni, al raggiungimento del peso di almeno 8 chili, ed esattamente prima di Pasqua.
Nel 2011 questa sorte è toccata a ben 700.000 animali. Chissà che quest'anno i numeri crollino vertiginosamente. Certamente non lo spera la Confagricoltori, che ha dichiarato apertamente guerra agli animalisti, arrivando addirittura a sostenere che questa cruenta scelta culinaria, "nel rispetto del benessere degli animali, continua a rappresentare un ruolo simbolico ed alimentare per il nostro Paese". Ora gradiremmo conoscere dagli animali stessi quanto "benessere" possano provare nel nascere per morire (ben pasciuti, certo) di lì a poco.
Peccato che gli animali al solito non possano esprimersi. Mentre troppe persone sì.
barbaralgsordi@gmail.it
Cari lettori, non so voi, ma io personalmente ho rinunciato da anni ad avere agnelli e capretti sulla mia tavola pasquale. Tentando di allargare la cerchia degli "agnello-free" anche ai miei poveri conoscenti e parenti, così da costringerli a studiare ex-novo il menù di festa. Talvolta sperimentando in maniera spinta piatti esotici pseudo-vegan.
Successi od insuccessi culinari a parte -tanto a me Cracco & co. non eleggeranno mai nouvelle Masterchef- finalmente qualcuno, che conta veramente, ha deciso di perpetrare la causa della mattanza dei poveri ovini. Trattasi nientepopodimenoche del neoeletto Papa Francesco I. Da subito paladino dei poveri e dei più deboli, senza distinzione di razza o di specie.
Ed ecco dunque che Papa Bergoglio ha invitato a non consumare carne di agnello e di capretto per le festività pasquali, con grande gioia della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente. Per l'ente infatti la tradizione non avrebbe alcuna valenza simbolico-religiosa: "tra le comunità cristiane più antiche, l'agnello era rappresentato sulle spalle del pastore e simboleggiava l'anima salvata da Cristo. La sua uccisione per Pasqua non ha alcun fondamento nella tradizione cristiana, semmai ha radici nel Vecchio Testamento. È un rito cruento, in forte contraddizione col concetto di Resurrezione, che porta con sé il rinnovamento della fede e della speranza. È un rito non necessario in una società, la nostra, già impregnata di violenza e di morte, che serve soltanto a soddisfare gli interessi dell'industria alimentare".
Effettivamente per poter mangiare questo tipo di carne, gli animali devono essere macellati a poco più di un mese dalla nascita, spesso venendo trasportati stivati in camion senza acqua o cibo. Ed una volta uccisi vengono appesi per essere dissanguati. Anche le madri subiscono una vera e propria forma di tortura, dato che i concepimenti ed i parti vengono pilotati così che gli agnelli possano essere partoriti con tempistiche perfette: per essere macellati dopo 30-40 giorni, al raggiungimento del peso di almeno 8 chili, ed esattamente prima di Pasqua.
Nel 2011 questa sorte è toccata a ben 700.000 animali. Chissà che quest'anno i numeri crollino vertiginosamente. Certamente non lo spera la Confagricoltori, che ha dichiarato apertamente guerra agli animalisti, arrivando addirittura a sostenere che questa cruenta scelta culinaria, "nel rispetto del benessere degli animali, continua a rappresentare un ruolo simbolico ed alimentare per il nostro Paese". Ora gradiremmo conoscere dagli animali stessi quanto "benessere" possano provare nel nascere per morire (ben pasciuti, certo) di lì a poco.
Peccato che gli animali al solito non possano esprimersi. Mentre troppe persone sì.
barbaralgsordi@gmail.it
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