Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 33
Nonostante lo stallo politico e i tormentoni su elezioni si-no-nì, ecco finalmente è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo che si ripromette di essere il più amato dagli italiani: il dl contro la corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Si tratta del dl numero 33 del 14 marzo 2013, che riordina l'art. uno, comma 35, della legge contro la corruzione nelle pubbliche amministrazioni (la legge n.190 del 6 novembre 2012).
Un obbligo civile, ma anche morale diciamolo, da parte dei nostri (sempre meno amati) politici dopo i brutti episodi di scandali, ragalìe e sperperi che hanno svelato l'anima buia di tanta politica italiana. In modo particolare dopo le spese "illecite" venute a galla con gli scandali delle giunte regionali di Lazio e Lombardia, ma anche Piemonte e Veneto e Campania e Sicilia. Insomma di tutta, ma proprio tutta, la nostra Penisola bella. Un dl che permetterà a tutti noi cittadini di monitorare, e allo Stato di sanzionare se necessario, come vengono spesi i nostri soldi. Ma anche i compensi e redditi di politici e dirigenti nella Pa; e persino dei parenti di secondo grado, tanto per evitare anche gli sprechi e le ruberie collaterali.
Abbiamo già detto che il dl si ispira ai "Freedom of Information Acts" statunitensi, per volontà dell'uscente (?) ministro per la Pa Filippo Patrono Griffi; soprattutto a riguardo del principio di trasparenza, o "total disclosure", accessibilità totale alle informazioni su ogni aspetto delle attività amministrative pubbliche. Che meraviglia. Indubbiamente altisonante e molto radical-chic (tipico del Governo dei tecnici), ma a noi va bene lo stesso: ci piace l'idea di poter accedere e conoscere come vengono spesi persino pochi euro, visto che provengono dalle nostre tasche.
Diventeremo tutti dei severi controllori e, finalmente, le nostre ipotesi e supposizioni sulle spese pubbliche (sinora numeri illeggibili o inaccessibili) avranno conferma o meno. Tutto ci sarà rivelato e saremo finalmente illuminati. E abbiamo persino rischiato di non porter vedere questa luce, per via del Garante della Privacy. Che, magari, quando si tratta di privacy dei cittadini comuni può anche soprassedere (vedi Redditometro), ma mai e poi mai lo fa in caso di cittadini illustri (per quanto lustro ci possa essere ancora nel mestiere del politichese). Eh sì, perché aveva stabilito che fosse un tantino lesivo della privacy, ma tanto alta è stata la voce di chi voleva questo decreto, che alla fine, con qualche aggiustatina, è stato benedetto dal Garante e dalla Conferenza unificata.
Il dl piacerà infinitamente a tutti i cinquestellini, e a tutti i cittadini pettegoli of course, che potranno da subito (dubito...) confrontare la propria busta paga a quella della casta, collaborazioni e consulenze incluse. E chi non pubblica dovrà pagare una bella multa tra i 500 e 10mila euro; che diventa tutto l'importo percepito in caso di consulenze extra. Le Regioni e i Comuni che non pubblicheranno i rendiconti avranno invece un taglio del 50% dei trasferimenti annuali.
Speriamo adesso che questo strumento possa realmente essere un tassello in più verso un radicale cambiamento della nostra struttura politica. Una struttura che sembra cadere a pezzi, un po' come il Colosseo, ma che alla fine speriamo non sopravviva tanto a lungo come questo monumento storico.
Aiutiamola noi a disintegrarsi per sempre!
barbaralgsordi@gmail.it
Nonostante lo stallo politico e i tormentoni su elezioni si-no-nì, ecco finalmente è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo che si ripromette di essere il più amato dagli italiani: il dl contro la corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Si tratta del dl numero 33 del 14 marzo 2013, che riordina l'art. uno, comma 35, della legge contro la corruzione nelle pubbliche amministrazioni (la legge n.190 del 6 novembre 2012).
Un obbligo civile, ma anche morale diciamolo, da parte dei nostri (sempre meno amati) politici dopo i brutti episodi di scandali, ragalìe e sperperi che hanno svelato l'anima buia di tanta politica italiana. In modo particolare dopo le spese "illecite" venute a galla con gli scandali delle giunte regionali di Lazio e Lombardia, ma anche Piemonte e Veneto e Campania e Sicilia. Insomma di tutta, ma proprio tutta, la nostra Penisola bella. Un dl che permetterà a tutti noi cittadini di monitorare, e allo Stato di sanzionare se necessario, come vengono spesi i nostri soldi. Ma anche i compensi e redditi di politici e dirigenti nella Pa; e persino dei parenti di secondo grado, tanto per evitare anche gli sprechi e le ruberie collaterali.
Abbiamo già detto che il dl si ispira ai "Freedom of Information Acts" statunitensi, per volontà dell'uscente (?) ministro per la Pa Filippo Patrono Griffi; soprattutto a riguardo del principio di trasparenza, o "total disclosure", accessibilità totale alle informazioni su ogni aspetto delle attività amministrative pubbliche. Che meraviglia. Indubbiamente altisonante e molto radical-chic (tipico del Governo dei tecnici), ma a noi va bene lo stesso: ci piace l'idea di poter accedere e conoscere come vengono spesi persino pochi euro, visto che provengono dalle nostre tasche.
Diventeremo tutti dei severi controllori e, finalmente, le nostre ipotesi e supposizioni sulle spese pubbliche (sinora numeri illeggibili o inaccessibili) avranno conferma o meno. Tutto ci sarà rivelato e saremo finalmente illuminati. E abbiamo persino rischiato di non porter vedere questa luce, per via del Garante della Privacy. Che, magari, quando si tratta di privacy dei cittadini comuni può anche soprassedere (vedi Redditometro), ma mai e poi mai lo fa in caso di cittadini illustri (per quanto lustro ci possa essere ancora nel mestiere del politichese). Eh sì, perché aveva stabilito che fosse un tantino lesivo della privacy, ma tanto alta è stata la voce di chi voleva questo decreto, che alla fine, con qualche aggiustatina, è stato benedetto dal Garante e dalla Conferenza unificata.
Il dl piacerà infinitamente a tutti i cinquestellini, e a tutti i cittadini pettegoli of course, che potranno da subito (dubito...) confrontare la propria busta paga a quella della casta, collaborazioni e consulenze incluse. E chi non pubblica dovrà pagare una bella multa tra i 500 e 10mila euro; che diventa tutto l'importo percepito in caso di consulenze extra. Le Regioni e i Comuni che non pubblicheranno i rendiconti avranno invece un taglio del 50% dei trasferimenti annuali.
Speriamo adesso che questo strumento possa realmente essere un tassello in più verso un radicale cambiamento della nostra struttura politica. Una struttura che sembra cadere a pezzi, un po' come il Colosseo, ma che alla fine speriamo non sopravviva tanto a lungo come questo monumento storico.
Aiutiamola noi a disintegrarsi per sempre!
barbaralgsordi@gmail.it
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