ITALIANI SUPERSTARtassati. Storie di quotidiana ingiustizia n.2.
Dal ritiro monacale, a cui Letta ha costretto i suoi ministri (a parte qualcuno avvistato ad un corteo bresciano), stanno giungendo le prime indiscrezioni sulle future manovre da affrontare per poter rimediare (letteralmente) ai buchi milionari delle casse statali.
Si parla di una cifra che sfiora i 40 miliardi, e che poco fa sperare in un roseo futuro no-tax, come ci è stato promesso in campagna elettorale da troppe parti (bipartisan). Reperire i soldi è la mission di ciascun Governo. Reperire i soldi senza colpo ferire e senza infierire sugli italiani è la mission di questo Governo in specifico. Per questo fantascientifico scopo l'attuale governo è destinato a passare alla storia, o come fallimentare replica del passato o come eroe delle masse. Noi, naturalmente, speriamo nel secondo dei casi.
Nel mentre dunque, dall'abbazia di Spineto, ecco arrivare le prime proposte di emendamenti in merito al decreto Sblocca debiti delle PA; necessarie per poter rimpinguare le casse già svuotate dei fondi destinati a saldare i debiti che lo Stato ha contratto con i suoi fornitori. Uno in particolare ha creato parecchio fragore: la proposta di creare un'accisa sulle sigarette elettroniche. O meglio di applicare anche alla vendite delle e-cig la gabella già riservata al tabacco ed ai prodotti da fumo, nonostante le prime non contengano tabacco, ma solo nicotina o surrogati della nicotina.
L'applicazione, proposta dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, potrebbe essere possibile sulla vendita delle ricariche, estendendo così l'applicazione della vecchia tassa anche ai prodotti contenenti nicotina o sostitutivi del tabacco. Lo Stato, che già si intasca l'Iva sulla vendita di sigarette elettroniche, potrà così recuperare un paio di milioni di euro. Poca roba certamente, ma pur sempre qualcosa. Non abbastanza però per colmare le perdite causate dal calo di vendite di "bionde", registrato tra dicembre 2012 e febbraio 2013: ben 200 milioni. Un crollo fisiologico determinato in parte proprio dal successo delle sigarette elettroniche, in parte anche dalla crisi che ha dato nuova linfa al mercato nero generato dal contrabbando.
Superfluo dire che le aziende che hanno investito nelle e-cig non siano proprio felici e contente, e c'è chi come la società Ovale (una delle prime ad investire in questo settore) vede nella mossa l'ennesima manovra della lobby del tabacco. Che come nel film "Smoke" tutto può, persino tirare i fili di alcuni politici. Ma quello è un film appunto, ed americano per giunta. La realtà è forse molto più semplice, almeno per una volta: lo Stato arranca ergo lo Stato tassa. Laddove c'è ancora qualcosa da spolpare.
barbaralgsordi@gmail.it
Dal ritiro monacale, a cui Letta ha costretto i suoi ministri (a parte qualcuno avvistato ad un corteo bresciano), stanno giungendo le prime indiscrezioni sulle future manovre da affrontare per poter rimediare (letteralmente) ai buchi milionari delle casse statali.
Si parla di una cifra che sfiora i 40 miliardi, e che poco fa sperare in un roseo futuro no-tax, come ci è stato promesso in campagna elettorale da troppe parti (bipartisan). Reperire i soldi è la mission di ciascun Governo. Reperire i soldi senza colpo ferire e senza infierire sugli italiani è la mission di questo Governo in specifico. Per questo fantascientifico scopo l'attuale governo è destinato a passare alla storia, o come fallimentare replica del passato o come eroe delle masse. Noi, naturalmente, speriamo nel secondo dei casi.
Nel mentre dunque, dall'abbazia di Spineto, ecco arrivare le prime proposte di emendamenti in merito al decreto Sblocca debiti delle PA; necessarie per poter rimpinguare le casse già svuotate dei fondi destinati a saldare i debiti che lo Stato ha contratto con i suoi fornitori. Uno in particolare ha creato parecchio fragore: la proposta di creare un'accisa sulle sigarette elettroniche. O meglio di applicare anche alla vendite delle e-cig la gabella già riservata al tabacco ed ai prodotti da fumo, nonostante le prime non contengano tabacco, ma solo nicotina o surrogati della nicotina.
L'applicazione, proposta dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, potrebbe essere possibile sulla vendita delle ricariche, estendendo così l'applicazione della vecchia tassa anche ai prodotti contenenti nicotina o sostitutivi del tabacco. Lo Stato, che già si intasca l'Iva sulla vendita di sigarette elettroniche, potrà così recuperare un paio di milioni di euro. Poca roba certamente, ma pur sempre qualcosa. Non abbastanza però per colmare le perdite causate dal calo di vendite di "bionde", registrato tra dicembre 2012 e febbraio 2013: ben 200 milioni. Un crollo fisiologico determinato in parte proprio dal successo delle sigarette elettroniche, in parte anche dalla crisi che ha dato nuova linfa al mercato nero generato dal contrabbando.
Superfluo dire che le aziende che hanno investito nelle e-cig non siano proprio felici e contente, e c'è chi come la società Ovale (una delle prime ad investire in questo settore) vede nella mossa l'ennesima manovra della lobby del tabacco. Che come nel film "Smoke" tutto può, persino tirare i fili di alcuni politici. Ma quello è un film appunto, ed americano per giunta. La realtà è forse molto più semplice, almeno per una volta: lo Stato arranca ergo lo Stato tassa. Laddove c'è ancora qualcosa da spolpare.
barbaralgsordi@gmail.it
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