PENSIERI DIETRO GLI OCCHIALI DA SOLE (pensieri semiseri sotto il solleone). STAGIONE 2.
Mentre il Pd è nuovamente preso dalla smania di avere leader di peso, per non soccombere alla neo-smania del buon Renzi di fare il leader, ecco che si torna a parlare di privatizzazioni. O meglio a farlo è il Ministro per lo Sviluppo Fabrizio Saccomanni, che non ce ne parla nemmeno direttamente, ma lo fa di fronte ad un audience di Mosca. Perché, come si sa, per noi Italiani i panni sporchi è meglio lavarli da sconosciuti e stranieri, tanto per non doverne rendere conto a pressoché nessuno.
Pare (uso questo verbo perché al momento sul web i commenti sono contrastanti in merito) che abbia dichiarato che, per risolvere il nostro deficit terribile, lo Stato debba prendere in seria considerazione l'eventualità di dismettere, cioè privatizzare, società statali che vanno a gonfie vele (merito del monopolio e della quasi totale assenza di concorrenza, ndr): Finmeccanica, Enel, Eni, Poste Italiane. Vendere per monetizzare e sanare in parte il debito. Ne restano fuori società come la Rai, patata bollente che nessuno si accollerebbe, se non forse per avere un monopolio dei media.
Una visione che a molti, e non a torto, appare purtroppo palliativa e non risolutiva in alcun modo, non almeno a lungo termine come si spererebbe. Vendere delle società che fruttano entrate potrebbe essere molto rischioso, perché a lungo andare si tradurrebbe in una perdita. Insomma, come ci insegna la storia mondiale...ma quando mai si vende un'azienda quando le cose vanno bene? La proprietà ci pensa sempre due volte prima di fare questo passo, e se lo fa è solo perché sa che è ormai prossima all'inizio dell'agonia. Quindi, a meno che le suddette società non celino un crack dietro l'angolo, meglio tenersi stretti stretti i papabili guadagni, che di questi tempi sono merce sempre più rara e preziosa. Anche se poi, a ben vedere, nemmeno aspettar troppo -sino a che la crisi sopraggiunga-, può essere di grande aiuto nella vendita: Alitalia docet.
L'abilità dovrebbe proprio stare nel farlo giusto quell'attimo prima che il peggio avvenga; e per far ciò è necessaria una classe dirigenziale preparata, abile e svelta. Forse avrei dovuto scrivere "sarebbe necessaria" non "è necessaria", proprio perché a noi Italiani queto pezzo fondamentale pare proprio mancare. Avevamo un Governo super-tecnico e di privatizzazioni nisba. Abbiamo un Governo frutto di un Consiglio di Saggi (tra cui gente del calibro di Quagliariello, non sordatevelo!) e di privatizzazioni sino ad oggi, non si era mai parlato. Forse perché troppo concentrati a disquisire su Imu, Tares, Iva, ma pure a riguardo della sospensione (retribuita) dei lavori del Parlamento in segno di protesta pro-Berlusconi. Tutto d'un tratto si accorge che si deve batter cassa, e cosa c'è di migliore da fare delle privatizzazioni per evitare di mungere ulteriormente i poveri contribuenti, che non possono certo rifugiarsi in Svizzera (c'è gia il Ligresti jr oltretutto, e la Svizzera si sa è piccola piccola)? Ma questa volta lo potrebbero fare con gioia e con classe.
Il ministro per far ciò può contare sulle "teste senza testa" che ci sono in Parlamento, oltre che a qualche personale fan. Indi per cui: che Dio ce la mandi buona. Infatti, tra i vari deliri di questi giorni, chi si ricorda che nel precedente Governo ci era stato promesso di incassare con immobili prestigiosi (e meno) di proprietà dello Stato? Quasi nessuno, credo. Eppure era contenuta nel documento approvato nel 2012 sulla Spending review. A Firenze il Comune (si Renzi, sempre lui, il prezzemolino) ha affittato per un evento (legato al mondo Ferrari) nientepopodimenoche Ponte Vecchio, un simbolo della città per eccellenza. Idea non del tutto malvagia, se grazie ad una serata pagata da privati benestanti il Comune potrà evitare di spremere i suoi residenti per il resto dell'anno.
Invitiamo dunque Saccomanni (insieme con alleati e opposizione) a riprendere, innanzitutto, in considerazione anche le strategie economiche montiane, di cui ho parlato precedentemente. Dopo di che potrebbe mappare tutte le opere d'arte locabili, per battere cassa con gli stranieri (a Firenze in realtà è stato l'italianissimo Luca Cordero di Montezemolo a volere il Ponte) che per fortuna non ci hanno abbandonato. Ecco, allora, si potrebbe affittare il Duomo di Milano a un magnate russo, per un ape in centro con tanto di modelle e jet-set, oppure la Torre di Pisa per un bunji-jumping party tra ricchi fuori di testa. Che dite, potrebbe aiutare a combattere la crisi?
barbaralgsordi@gmail.it
Mentre il Pd è nuovamente preso dalla smania di avere leader di peso, per non soccombere alla neo-smania del buon Renzi di fare il leader, ecco che si torna a parlare di privatizzazioni. O meglio a farlo è il Ministro per lo Sviluppo Fabrizio Saccomanni, che non ce ne parla nemmeno direttamente, ma lo fa di fronte ad un audience di Mosca. Perché, come si sa, per noi Italiani i panni sporchi è meglio lavarli da sconosciuti e stranieri, tanto per non doverne rendere conto a pressoché nessuno.
Pare (uso questo verbo perché al momento sul web i commenti sono contrastanti in merito) che abbia dichiarato che, per risolvere il nostro deficit terribile, lo Stato debba prendere in seria considerazione l'eventualità di dismettere, cioè privatizzare, società statali che vanno a gonfie vele (merito del monopolio e della quasi totale assenza di concorrenza, ndr): Finmeccanica, Enel, Eni, Poste Italiane. Vendere per monetizzare e sanare in parte il debito. Ne restano fuori società come la Rai, patata bollente che nessuno si accollerebbe, se non forse per avere un monopolio dei media.
Una visione che a molti, e non a torto, appare purtroppo palliativa e non risolutiva in alcun modo, non almeno a lungo termine come si spererebbe. Vendere delle società che fruttano entrate potrebbe essere molto rischioso, perché a lungo andare si tradurrebbe in una perdita. Insomma, come ci insegna la storia mondiale...ma quando mai si vende un'azienda quando le cose vanno bene? La proprietà ci pensa sempre due volte prima di fare questo passo, e se lo fa è solo perché sa che è ormai prossima all'inizio dell'agonia. Quindi, a meno che le suddette società non celino un crack dietro l'angolo, meglio tenersi stretti stretti i papabili guadagni, che di questi tempi sono merce sempre più rara e preziosa. Anche se poi, a ben vedere, nemmeno aspettar troppo -sino a che la crisi sopraggiunga-, può essere di grande aiuto nella vendita: Alitalia docet.
L'abilità dovrebbe proprio stare nel farlo giusto quell'attimo prima che il peggio avvenga; e per far ciò è necessaria una classe dirigenziale preparata, abile e svelta. Forse avrei dovuto scrivere "sarebbe necessaria" non "è necessaria", proprio perché a noi Italiani queto pezzo fondamentale pare proprio mancare. Avevamo un Governo super-tecnico e di privatizzazioni nisba. Abbiamo un Governo frutto di un Consiglio di Saggi (tra cui gente del calibro di Quagliariello, non sordatevelo!) e di privatizzazioni sino ad oggi, non si era mai parlato. Forse perché troppo concentrati a disquisire su Imu, Tares, Iva, ma pure a riguardo della sospensione (retribuita) dei lavori del Parlamento in segno di protesta pro-Berlusconi. Tutto d'un tratto si accorge che si deve batter cassa, e cosa c'è di migliore da fare delle privatizzazioni per evitare di mungere ulteriormente i poveri contribuenti, che non possono certo rifugiarsi in Svizzera (c'è gia il Ligresti jr oltretutto, e la Svizzera si sa è piccola piccola)? Ma questa volta lo potrebbero fare con gioia e con classe.
Il ministro per far ciò può contare sulle "teste senza testa" che ci sono in Parlamento, oltre che a qualche personale fan. Indi per cui: che Dio ce la mandi buona. Infatti, tra i vari deliri di questi giorni, chi si ricorda che nel precedente Governo ci era stato promesso di incassare con immobili prestigiosi (e meno) di proprietà dello Stato? Quasi nessuno, credo. Eppure era contenuta nel documento approvato nel 2012 sulla Spending review. A Firenze il Comune (si Renzi, sempre lui, il prezzemolino) ha affittato per un evento (legato al mondo Ferrari) nientepopodimenoche Ponte Vecchio, un simbolo della città per eccellenza. Idea non del tutto malvagia, se grazie ad una serata pagata da privati benestanti il Comune potrà evitare di spremere i suoi residenti per il resto dell'anno.
Invitiamo dunque Saccomanni (insieme con alleati e opposizione) a riprendere, innanzitutto, in considerazione anche le strategie economiche montiane, di cui ho parlato precedentemente. Dopo di che potrebbe mappare tutte le opere d'arte locabili, per battere cassa con gli stranieri (a Firenze in realtà è stato l'italianissimo Luca Cordero di Montezemolo a volere il Ponte) che per fortuna non ci hanno abbandonato. Ecco, allora, si potrebbe affittare il Duomo di Milano a un magnate russo, per un ape in centro con tanto di modelle e jet-set, oppure la Torre di Pisa per un bunji-jumping party tra ricchi fuori di testa. Che dite, potrebbe aiutare a combattere la crisi?
barbaralgsordi@gmail.it
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