Mi riferisco al parere espresso su questo forum il 21 Marzo 2012, circa la ormai lontana nel tempo abolizione delle Preture, che mi permisi di definire come la più nefasta decisione del nostro legislatore-governante in materia giudiziaria.
Torno oggi ad esprimere alcune semplici osservazioni, sulla spinta in pari misura emozionale e razionale provocatami dall'ultimo e definitivo provvedimento governativo, che riduce davvero ai minimi termini la possibilità di accesso al Servizio Giustizia per il quisque de populo. Con la chiusura dei c.d. "Tribunalini", infatti, si è compiuto un disegno che non esiterei a definire criminoso, in atto da anni, finalizzato non - come ci vorrebbero far credere - a razionalizzare l'amministrazione della giustizia, a smaltire l'ormai elefantiaco e giurassico arretrato degli uffici (anzi, di alcuni uffici e nel prosieguo mi riferirò anche a questa distinzione…), a ridurre costi in termini economici e di energie lavorative, ecc. ecc., bensì, appunto, a rendere pressoché inaccessibile il ricorso alla Giustizia per il cittadino qualunque.
Da quando ho fatto ingresso nel nostro già complicatissimo sistema giudiziario, nell'ormai lontano 1985, dapprima come funzionario-direttore di cancelleria e poi come avvocato, vivo e lavoro in una zona della Toscana che ben può rappresentare il paradigma di come l'ultima sciagurata scelta dei nostri governanti abbia inferto il colpo mortale alla nostra "dea bilanciata". In sede di ispezioni ministeriali che periodicamente venivano effettuate nelle cancellerie delle preture da me dirette, si parlava sempre di una "black list" di uffici giudiziari da sopprimere, giacente sulla scrivania dei vari ministri che si succedevano e che, di volta in volta in volta, veniva aggiornata ma mai messa in atto, forse per una resipiscenza in extremis degli stessi ministri e dei loro consiglieri, avuto riguardo alle varie realtà locali del nostro Paese.
Così, nel circondario di Livorno esistevano fino allo scorso 13 Settembre, le tre sezioni distaccate di Portoferraio-Isola d'Elba, Piombino e Cecina, i cui ex-mandamenti ricomprendevano territori dai quali per raggiungere il capoluogo Livorno si impiegano anche due ore e mezzo - tre ore. Faccio solo un paio di esempi: dai Comuni più occidentali dell'Isola d'Elba, Marciana e Marciana Marina, si impiega più di mezz'ora per andare ad imbarcarsi a Portoferraio; da qui si impiega mediamente un'ora per raggiungere il porto di Piombino, che dista circa 90 Km. da Livorno: fatti due conti ecco che si raggiungono, nella migliore delle ipotesi, le tre ore e mezzo di viaggio (senza contare i tempi intermedi per gli eventuali cambi di treno o autobus o per parcheggiare l'auto) per accedere ai due palazzi di Giustizia livornesi (da notare che noi abbiamo anche questa specialità, la sezione civile e quella penale sono distinte e distanti l'una dall'altra, in centro città, circa 1,5 Km. !). Va un po' meglio, ma neanche tanto, per cittadini e avvocati residenti nei territori già di competenza degli uffici distaccati di Cecina e Piombino, dato che questi comprendono molti paesi collinari e dell'entroterra, taluni ubicati in Provincia di Pisa. I tempi di percorrenza per accedere alla Giustizia livornese, in questi casi, possono contenersi attorno alle due ore.
Allora, che pensare ? Che tutto ciò non sia stato considerato per dabbenaggine e incompetenza di chi ha architettato l'ultima riforma? O piuttosto che, come dicevo, la stessa appartenga ad un ben pianificato disegno, secondo il quale il cittadino che deve esercitare il proprio diritto costituzionale ad ottenere un risarcimento, o recuperare un credito non necessariamente milionari, o a riacquistare mediante sfratto la disponibilità di un immobile frutto dei sudati risparmi di una vita, o ad opporsi ad un'ingiusta cartella esattoriale o, ancor più semplicemente, a rinunziare ad un'eredità, ad ottenere un'autorizzazione del Giudice Tutelare per gli interessi (sempre men che milionari…) del proprio figlio, debba affrontare un percorso accidentato che comporta duplicazione di costi, tempi ed energie, cosicché, alla fine, rinuncerà ad esercitare quel diritto ? Cioè, in parole nude e crude, si è pensato ad una giustizia (non la scrivo più con la maiuscola) che debba occuparsi soltanto di processi milionari di grandi gruppi imprenditoriali, bancari, assicurativi (ma questi, di solito, sono risolti con degli arbitrati e, quindi, alla fine, in Italia non lavoreranno più i Tribunali) ?
Meditiamo gente, meditiamo…
In ultimo, per completezza della mia pur modesta disamina dell'attuale vicenda, voglio ricollegarmi a quanto accennato su di una necessaria osservazione circa il funzionamento accettabile - e lodevole per i soggetti che vi lavoravano - delle sezioni distaccate, con una resa del servizio in termini anche temporali, che fuorisciva dal luogo comune della lentezza della giustizia italiana. Nella mia variegata esperienza di lavoro (intendo dall'una e dall'altra parte della barricata) presso le piccole preture poi trasformate in sezioni distaccate, ho conosciuto fior di magistrati che riuscivano, anche negli ultimi anni, a definire cause civili in tempi più che ragionevoli (due-tre anni) e personale di cancelleria che, pur nelle enormi difficoltà quotidiane, mandava avanti egregiamente il servizio affidatogli. E non si può certo dire, statistiche alla mano, che il carico di lavoro in tali uffici fosse trascurabile; tutt'altro, dato che i territori di competenza sono assai popolati, con conseguente alto numero di pratiche annue sia contenziose che non. Adesso, nel breve spazio di una estate, tutto questo è stato mandato al macero, compresi i fascicoli trasferiti nella sede circondariale, ad oggi ammassati in magazzini cui non si può accedere ed il cui reperimento, allorché se ne ha inevitabile bisogno, dovrà essere affidato ad un servizio specializzato cinofilo, pare, di prossima istituzione. Tanto per non derogare ai criteri della spending review.
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