Un recente articolo del Financial Time descrive la crescita mondiale per il 2014 prevista dal Fondo monetario Internazionale:
http://www.ft.com/intl/cms/s/2/918a42a8-8291-11e3-8119-00144feab7de.html?segid=0100320#slide0
Il grafico mostra come la crescita sia migliore rispetto ad una precedente previsione, con un indice pari al 3.7% , pur avvertendo, nel commento degli analisti, di un serio rischio di deflazione nell'Eurozona.
Ma l'osservazione del grafico rivela ben altro: il grosso della crescita economica si può praticamente imputare quasi esclusivamente alla Cina insieme ad altri Paesi asiatici.
Un inversione di tendenza sembrerebbe attesa nel 2015, dove l'economia del Dragone e, inaspettatamente, quella inglese, dovrebbero subire una flessione mentre il resto del mondo dovrebbe avanzare nella crescita.
La proiezione del biennio, spiega la tensione politica che si avverte in questi ultimi tempi. L'Italia si trova a fronteggiare una moltitudine di problemi, costantemente alle prese con una crisi industriale senza precedenti, con una stagnazione del mercato interno, e con una crescente instabilità politica che rischia di allontanare investitori stranieri.
Il contrastato atteggiamento di Renzi, che ha visto in successione le dimissioni di Fassina, un accordo con Berlusconi, le dimissioni di Cuperlo, possono forse spiegarsi con l'urgenza di concretare soluzioni a livello strutturale di primaria importanza a livello Paese. Riconquistare la fiducia governativa nei confronti degli operatori esteri e nazionali è divenuta ormai questione non più procrastinabile.
Se le scelte del segretario del principale partito d'Italia siano più o meno giuste lo vedremo nel tempo. Nel frattempo alcune novità saranno rese note già nelle prossime settimane e riguardano fra l'altro, il settore fiscale, con un taglio speriamo non lineare, delle detrazioni applicabili sui redditi. Il settore occupazionale, con incentivi fino a 650 euro mensili, oppure sconti sulla contribuzione obbligatoria fino a tre anni, per nuovi contratti sia a tempo determinato, sia a tempo indeterminato.
Ma c'è altro allo studio. Si vorrebbero rimodulare le tipologie dei contratti. Potrebbero scomparire alcune tipologie come il contratto a chiamata oppure il contratto a progetto per far rientrare le varie specialità in un contratto Unico, dove, (il condizionale è d'obbligo) non ci sarebbero più differenze tra chi gode di prestazioni assistenziali e previdenziali e chi no.
Il problema del lavoro è senz'altro la prima emergenza che il paese deve affrontare. Le più recenti previsioni parlano di un ulteriore incremento fino al 12,8% del tasso di disoccupazione per il 2014.
Ma ci sono anche altri aspetti da analizzare per stare al passo dell'imponente avanzare delle economie orientali.
Bisognerà Investire anche nella ricerca e nello sviluppo così come accade in altri Paesi nord-europei, dove l'incidenza sul PIL è più che doppia rispetto all'Italia.
Serve inoltre una migliore cooperazione fra imprese locali per raggiungere quelle economie di scala utili a fronteggiare la competizione dei Paesi esteri. In questo contesto una implementazione si può immaginare, ad esempio, fra le imprese olearie, o quelle vinicole.
È indispensabile riacquistare fiducia per affrontare le prossime sfide, ma la fiducia diventa difficile da riconquistare se il mondo politico non si decide a fare scelte di politica economica in grado di stimolare la crescita.
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