Stefano Bovino - boy.style@virgilio.it
Carceri sovraffollate, richiami continui da Strasburgo e moniti per attivare amnistia e indulto sono ormai all'ordine del giorno nel nostro Paese.
Le problematiche della situazione carceraria italiana, considerata dal Consiglio d'Europa la peggiore tra gli Stati membri dell'Unione, sollecitano, quindi, rapide decisioni e soluzioni da parte delle istituzioni, per superare soglie di criticità ritenute ormai inammissibili in un ordinamento che si informa al principio della finalità rieducativa della pena, sancito in primo luogo dall'art. 27 della Costituzione.
Le condizioni in cui versa attualmente il sistema penitenziario italiano sono, infatti, drammatiche, ponendosi a un livello di emergenza nazionale, sia per l'entità della popolazione dei detenuti, la cui consistenza non accenna a diminuire, sia per il numero di suicidi e tentativi di suicidio che avvengono tra le mura delle carceri, sintomo di una situazione insostenibile di sofferenza e degrado.
Tale situazione, com'è evidente, rende vana ogni possibilità di indirizzare la pena al fine rieducativo imposto a livello costituzionale ed europeo, tanto da sottoporre l'Italia alla violazione dei diritti fondamentali dei detenuti ed alle frequenti condanne da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
La questione, pertanto, ha assunto proporzioni intollerabili e richiede improcrastinabili interventi miranti ad una riorganizzazione del sistema e ad una risoluzione delle criticità non certo con risposte di carattere episodico, ma con interventi mirati sui diversi fattori che hanno prodotto tale situazione: - normativamente, proseguendo nell'opera di modifica di recente avviata sui reati minori del codice penale (tra cui l'abrogazione del reato di clandestinità, ecc.), complici della crescita esponenziale delle presenze negli istituti, ma anche intervenendo sull'eccessivo ricorso alle misure di custodia cautelare; - operativamente, aumentando le sinergie e il coordinamento tra il sistema penitenziario e tutti i soggetti coinvolti, in primis, il servizio sanitario nazionale e gli enti territoriali; - strutturalmente, risolvendo i deficit organizzativi degli istituti di pena, agendo sia sul risanamento delle sedi fatiscenti che sulle carenze organiche.
Da più parti, inoltre, aldilà della richiesta di una riforma complessiva del sistema, piovono in Parlamento gli appelli per l'approvazione di leggi straordinarie per l'amnistia e l'indulto, quali provvedimenti di clemenza generalizzati o applicati solo con riguardo alle fattispecie di emergenza, considerati gli unici mezzi a disposizione per ristabilire condizioni di detenzione umane e dignitose e migliorare la situazione grave di sovraffollamento che caratterizza gli istituti penitenziari italiani.
Intanto, si avvicina la data di scadenza dell'ultimatum concesso dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo che il prossimo 28 maggio, se l'Italia non dovesse superare l'esame sulla situazione penitenziaria, applicherà pesanti sanzioni con le ovvie, ulteriori, ricadute negative sull'economia già minata del Paese.
Carceri sovraffollate, richiami continui da Strasburgo e moniti per attivare amnistia e indulto sono ormai all'ordine del giorno nel nostro Paese.
Le problematiche della situazione carceraria italiana, considerata dal Consiglio d'Europa la peggiore tra gli Stati membri dell'Unione, sollecitano, quindi, rapide decisioni e soluzioni da parte delle istituzioni, per superare soglie di criticità ritenute ormai inammissibili in un ordinamento che si informa al principio della finalità rieducativa della pena, sancito in primo luogo dall'art. 27 della Costituzione.
Le condizioni in cui versa attualmente il sistema penitenziario italiano sono, infatti, drammatiche, ponendosi a un livello di emergenza nazionale, sia per l'entità della popolazione dei detenuti, la cui consistenza non accenna a diminuire, sia per il numero di suicidi e tentativi di suicidio che avvengono tra le mura delle carceri, sintomo di una situazione insostenibile di sofferenza e degrado.
Tale situazione, com'è evidente, rende vana ogni possibilità di indirizzare la pena al fine rieducativo imposto a livello costituzionale ed europeo, tanto da sottoporre l'Italia alla violazione dei diritti fondamentali dei detenuti ed alle frequenti condanne da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
La questione, pertanto, ha assunto proporzioni intollerabili e richiede improcrastinabili interventi miranti ad una riorganizzazione del sistema e ad una risoluzione delle criticità non certo con risposte di carattere episodico, ma con interventi mirati sui diversi fattori che hanno prodotto tale situazione: - normativamente, proseguendo nell'opera di modifica di recente avviata sui reati minori del codice penale (tra cui l'abrogazione del reato di clandestinità, ecc.), complici della crescita esponenziale delle presenze negli istituti, ma anche intervenendo sull'eccessivo ricorso alle misure di custodia cautelare; - operativamente, aumentando le sinergie e il coordinamento tra il sistema penitenziario e tutti i soggetti coinvolti, in primis, il servizio sanitario nazionale e gli enti territoriali; - strutturalmente, risolvendo i deficit organizzativi degli istituti di pena, agendo sia sul risanamento delle sedi fatiscenti che sulle carenze organiche.
Da più parti, inoltre, aldilà della richiesta di una riforma complessiva del sistema, piovono in Parlamento gli appelli per l'approvazione di leggi straordinarie per l'amnistia e l'indulto, quali provvedimenti di clemenza generalizzati o applicati solo con riguardo alle fattispecie di emergenza, considerati gli unici mezzi a disposizione per ristabilire condizioni di detenzione umane e dignitose e migliorare la situazione grave di sovraffollamento che caratterizza gli istituti penitenziari italiani.
Intanto, si avvicina la data di scadenza dell'ultimatum concesso dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo che il prossimo 28 maggio, se l'Italia non dovesse superare l'esame sulla situazione penitenziaria, applicherà pesanti sanzioni con le ovvie, ulteriori, ricadute negative sull'economia già minata del Paese.
Stefano Bovino - boy.style@virgilio.it
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