Tra polemiche e forti dissensi, l'aula del Senato, il 7 agosto scorso, ha confermato la fiducia al Decreto competitività. Con 155 voti a favore (e 27 contrari), il provvedimento, è diventato legge, concludendo un iter piuttosto "tortuoso" che ha portato a numerose cancellazioni, bocciature e ritiri.
Tra le soppressioni più eclatanti di quello che è stato definito un decreto "omnibus", rilevano: la cancellazione della deroga al tetto di 240mila euro per gli stipendi dei manager pubblici, delle società quotate e delle emittenti strumenti finanziari o titoli scambiati; l'eliminazione del pagamento dei crediti per oltre 500 milioni a Poste Italiane e delle esclusive possibilità previste per la Scia nell'ambito delle semplificazioni per l'imprenditoria.
Cancellate anche le norme sui "condhotel", le assunzioni per chiamate dirette alla Consob e diverse disposizioni legate al settore agroalimentare. Colpo di penna anche per l'anatocismo e ripristino, invece, della soglia di 1.000 euro per l'uso del contante a stranieri e turisti in Italia.
Punti chiave del decreto n. 91/2014 rimangono, invece, le misure sull'Ilva (con il c.d. prestito ponte); l'introduzione della doppia soglia "Opa" al 25% per le società quotate (escluse le PMI); una serie di misure e agevolazioni per le imprese, tra cui il potenziamento degli aiuti per la crescita (Ace) e le proroghe per l'istanza di certificazione dei crediti.
Consistenti anche gli interventi del pacchetto "spalma incentivi" e in campo ambientale, con limiti agli scarichi nelle acque e nelle fogne e sanzioni per il mancato rispetto delle regole sui "bioshopper", oltre a provvedimenti per fronteggiare il dissesto idrogeologico e a procedure semplificate per le bonifiche.
In ambito agricolo, infine, degne di nota le misure "Campolibero", a favore dei giovani (mutui a tasso zero, detrazioni per affitto dei terreni, sgravi per le assunzioni, ecc.).