Roma, 23 mar.- E' ancora scontro all'interno della maggioranza sul cosiddetto decreto 'salva-calcio', all'esame del Consiglio dei ministri il prossimo giovedi', che dovrebbe consentire alle societa' di calcio di diluire i debiti accumulati, specie in materia di versamenti Irpef. Mentre Maroni ribadisce il 'no' della Lega negando qualunque trattativa in corso sulla questione, da FI Biondi chiede il 'rispetto delle regole'. Gasparri (An) da' il suo ok ad un provvedimento ad hoc purche' seguito dal risanamento del settore. Dall'opposizione arriva un 'no' compatto. 'Non c'e' alcuna trattativa in corso con la Lega'. Cosi' il ministro del Welfare Roberto Maroni a margine di un convegno sui minori e la famiglia smentisce che il Carroccio sia coinvolto in trattative per il decreto salva-calcio. 'Credo che non ci sia nulla da trattare perche' non e' giusto fare un provvedimento del genere. Se il problema e' rateizzare il debito fiscale questa possibilita' gia' c'e' oggi', aggiunge. Chiedendo che la Commissione d'indagine gia' costituita faccia luce sui 'sui 'misteri dolorosi' del calcio italiano', Alfredo Biondi sottolinea: 'Il calcio si salva con il rispetto delle regole, a cominciare da quelle previste dal codice civile in tema di societa' per azioni'. Secondo il vice presidente della Camera, 'se si prendono misure dilatorie per evitare il fallimento delle societa' calcistiche, allora analoga misura deve essere adottata per tutte le societa' senza discriminazioni. L'ordine pubblico che, a Roma, ha fatto bancarotta, si garantisce non cedendo alla piazza, forse strumentalizzata ad arte, ma facendo rispettare tanto il codice civile quanto quello penale'. Il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri ribadisce il 'si' ad un decreto che aiuti il calcio ad uscire dalle difficolta' economiche che sta attraversando, ma a patto che si imbocchi la via di un risanamento strutturale del settore. Insomma una scelta, quella di un provvedimento ad hoc, che si puo' fare 'solo se c'e' una sorta di 'commissariamento', di gestione controllata che nasca da una convocazione di 'stati generali' e che veda sedersi intorno a un tavolo il governo con la Lega, la Federazione gioco calcio' e gli altri 'addetti ai lavori'. L'opposizione si mostra piu' compatta. La posizione dei Democratici di sinistra, secondo quanto emerso dalla segreteria di oggi, sembra improntata ad una disponibilita' a discutere un riassetto normativo e finanziario ma senza fare regali alle societa' di calcio. 'Siamo dispostissimi a discutere di una riforma del calcio -spiega il responsabile Economico dei Ds, Pierluigi Bersani- ma un regalo, un condono speciale alle societa' di calcio, in un momento come questo, per noi e' un insulto alla decenza'. Per il vice presidente dei senatori della Margherita Roberto Manzione, 'il decreto salvacalcio annunciato dal governo e' un atto profondamente immorale ed illegittimo'. E accusa: 'E' veramente assordante il silenzio della Consob e della Federazione, che avrebbero dovuto effettuare dei controlli per i rispettivi ambiti di competenza ma che invece vengono dolosamente omessi'. Pur essendo un amante del calcio, il leader dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto, trova 'scandaloso' il tentativo di spalmare i debiti delle societa' di calcio. Contrari anche i Verdi. Alfonso Pecoraro Scanio si chiede: 'Cosa si fa per le altre 1.400 aziende in crisi con migliaia di posti di lavoro a rischio? E' la domanda che si fanno milioni di italiani che vedono il decreto Berlusconi-Galliani come l'ennesimo frutto avvelenato del conflitto di interessi'. Per il segretario del Prc, Fausto Bertinotti, 'pensare di attenuare il prelievo fiscale su una delle fonti maggiori di ricchezza artificiale del Paese e' offensivo soprattutto nelle attuali condizioni economiche'. Intanto, dalla Federcalcio il presidente Franco Carraro sottolinea: 'Il calcio non costa allo Stato, ma rende'. Nel suo intervento al Consiglio nazionale del Coni, Carraro spiega come dal 1946, le entrate derivate dal Totocalcio abbiano favorito tutto lo sport italiano e anche, in misura considerevole, l'Erario.
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