Se ne è parlato per anni, denunciando una violazione della parità tra uomo e donna e invocando una riforma normativa, ma ci è voluto l'intervento della Corte Europea dei Diritti Umani per spingere il nostro Paese a rimediare.
Così a nove mesi di distanza dalla sentenza con la quale la corte di Strasburgo aveva condannato l'Italia per aver negato ad una coppia di coniugi la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre, la Camera ha dato il via libera al testo unico (che riunisce diverse proposte di legge) che abolisce l'obbligo del cognome paterno.
Approvato a voto segreto, date le divergenze tra le forze politiche che ne avevano causato il rinvio in commissione, il testo modifica la disciplina di attribuzione del cognome ai figli, introducendo di fatto il doppio cognome nell'ordinamento italiano, adeguandolo a quello degli altri Paesi europei.
Massima libertà, quindi, ai genitori che potranno decidere, di comune accordo, di attribuire ai propri figli il cognome del padre o della madre, ovvero di entrambi.
In caso di disaccordo, prevede il testo unico, il figlio avrà il cognome di ambedue i genitori, in ordine alfabetico.
La regola vale anche per i figli nati fuori dal matrimonio (riconosciuti da entrambi i genitori) e per quelli adottivi, mentre in caso di due cognomi, solo uno potrà essere trasmesso al figlio, a discrezione del genitore.
L'operatività delle norme non sarà, tuttavia, immediata, ma sarà subordinata al regolamento da adottare entro un anno da parte del Governo, per adeguare l'ordinamento dello stato civile.
Nelle more, comunque, sarà possibile per i nuovi nati (e per figli adottati) l'aggiunta del cognome materno, se entrambi i genitori acconsentono, mentre per i maggiorenni, con un solo cognome, sarà possibile aggiungere anche quello dell'altro genitore.
L'ultima parola ora spetta al Senato, al quale il testo è stato inviato per l'esame e l'approvazione definitiva.