Tra le diverse novità contenute nel c.d. decreto "milleproroghe" (vai all'articolo "In arrivo il decreto Milleproroghe" https://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_17199.asp), pubblicato in G.U. n. 302 del 31 dicembre scorso, non trovano spazio due "rinvii" molto attesi: il blocco degli sfratti e l'integrazione per i contratti di solidarietà.
Nel testo pubblicato in G.U. del Milleproroghe "più light della storia", come definito dallo stesso premier, non è stata inserita, infatti, la proroga del blocco degli sfratti che il precedente decreto aveva esteso fino al 31 dicembre 2014.
L'esclusione, che riguarda solo la fattispecie degli sfratti per finita locazione (eccetto, quindi, sia quelli per morosità che quelli derivanti dalla necessità del proprietario di rientrare in possesso dell'immobile), ha scatenato subito migliaia di polemiche e appelli dalle associazioni degli inquilini che paventano il rischio di sfratto per circa "30mila famiglie" bisognose, ovvero per "i nuclei con redditi complessivi lordi inferiori a 29mila euro" e con la presenza all'interno degli stessi di minori, anziani, portatori di handicap gravi e malati terminali.
Per tutta risposta, il governo si difende spiegando che la proroga non è stata inserita atteso che il "decreto casa" ha incrementato i fondi affitti e morosità incolpevole con uno stanziamento complessivo pari a 446 milioni di euro.
Quanto ai contratti di solidarietà, nel Milleproroghe non trova posto neanche l'integrazione percentuale della retribuzione persa dai lavoratori con contratti di solidarietà (a seguito della riduzione delle ore lavorative).
Fino alla fine del 2013, infatti, infatti, i suddetti lavoratori, assistiti dalla Cassa Integrazione Guadagni Solidarietà, oltre al 60% della retribuzione prevista per legge, avevano potuto contare su un 20% aggiuntivo che portava l'integrazione all'80%, mentre per tutto il 2014, per come disposto dalla Legge di stabilità 2014, la misura, pur diminuita al 10% era stata comunque mantenuta, portando la retribuzione, appunto, al 70%.
Con il mancato inserimento della proroga nel decreto n. 192/2014, né tanto meno nella finanziaria 2015, pertanto, dall'1 gennaio 2015 l'integrazione per i contratti di solidarietà assistiti da Cigs rimarrà al 60%.