È entrato in vigore il primo gennaio il nuovo sistema disciplinare per gli avvocati che affida ai Consigli Distrettuali di Disciplina, il compito di gestire il relativo procedimento sulla base delle previsioni contenute nel Codice Deontologico Forense (in vigore dal 15 dicembre scorso).
A ricordarlo è lo stesso CNF sul proprio sito, ribadendo che il nuovo sistema è fondato sull'imparzialità dei nuovi organismi giudicanti (i 26 consigli distrettuali di disciplina, appunto, ai quali la legge professionale forense ha conferito il compito di assicurare l'effettività del controllo disciplinare sugli avvocati iscritti all'albo), oltre che "su un procedimento garantito per l'incolpato ma efficace e celere ai fini della verifica dell' eventuale inadempimento deontologico - al fine di - garantire ai cittadini la piena correttezza nell'esercizio della professione forense".
Introdotto dalla legge professionale forense (l. n. 247/2012), il sistema disciplinare in vigore prevede, infatti, che siano i Cdd, istituiti presso ciascun Consiglio dell'ordine distrettuale ed eletti (sulla base del regolamento n. 1/2014), tra gli avvocati iscritti all'albo da almeno cinque anni (che non abbiano riportato condanne definitive superiori all'avvertimento), a gestire il nuovo procedimento disciplinare basato su tre fasi: la prima, che si apre con la notizia dell'illecito in cui si svolge l'istruttoria preprocedimentale; la seconda in cui avviene la formulazione del capo di incolpazione e la citazione a giudizio o la deliberazione di archiviazione; la terza, infine, del dibattimento e della decisione, che può concludersi con il proscioglimento, con un richiamo verbale o con l'irrogazione della sanzione.
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