di Marina Crisafi - È passata all'unanimità ieri la "miniriforma delle adozioni" nell'aula del Senato con 197 voti a favore che ora procede spedita verso la Camera per l'esame in terza lettura.
Il ddl n. 1209, che mira a modificare la legge n. 184/1983 "sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare", fa cadere il divieto per le famiglie affidatarie di presentare la domanda di adozione dei bambini affidati, qualora il minore non possa più rientrare nella famiglia di origine.
In sintesi, il disegno di legge prevede che, una volta che sia stata accertata l'impossibilità del recupero del rapporto tra il minore e la propria famiglia, dichiarandone quindi l'adottabilità, e valutati i requisiti della famiglia affidataria, la stessa potrà richiederne l'adozione e il giudice dovrà tenere conto del legame affettivo e stabile che si è venuto a creare tra gli affidatari e il minore, oltre che delle valutazioni dei servizi sociali (e del minore stesso).
Nulla di fatto invece per i single, le coppie di fatto e quelle sposate da meno di tre anni.
L'emendamento che prevedeva, infatti, la parificazione dei diritti dei bambini affidati a single, conviventi e coppie con meno di tre anni di matrimonio, rispetto a quelli affidati alle coppie regolarmente sposate, è stato ritirato dalla stessa senatrice pieddina Francesca Puglisi che l'aveva presentato, al fine di sedare gli animi della maggioranza e far passare il provvedimento.
In realtà, la legge già consente una limitata possibilità di adozione per single e coppie di fatto, nei casi "disperati" dei minori orfani di entrambi i genitori, disabili o trascurati da tutti. L'approvazione del ddl, pertanto, secondo le dichiarazioni della stessa Puglisi, potrebbe aprire uno spiraglio ulteriore, spingendo i giudici a facilitare il ricorso alla suddetta norma.
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