di Marina Crisafi - Per molti lavoratori arrivare alla data fatidica della pensione sembra sempre più un miraggio lontano. Dal 2016, infatti, occorreranno quattro mesi in più per avere diritto all'agognato trattamento previdenziale.
La notizia arriva dalla circolare dell'Inps n. 63 pubblicata ieri, ma in realtà era attesa da tempo, dato che la stessa è stata emanata in attuazione del decreto del Mef del 16.12.2014 sull'adeguamento previsto per legge (legge del 2010 dell'allora Governo Berlusconi) dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita (leggi l'articolo: "Pensioni: la ‘speranza di vita' allunga di 4 mesi l'addio al lavoro").
Sulla base del decreto e della relativa circolare attuativa dall'1 gennaio 2016, i 4 mesi si sommano sia ai requisiti minimi di età richiesti per la pensione di vecchiaia che ai contributi necessari per accedere alla pensione anticipata.
In sostanza, per la pensione di vecchiaia, ai lavoratori uomini, sia del pubblico che del privato, agli autonomi e alle lavoratrici del pubblico impiego, serviranno 66 anni e 7 mesi (in luogo degli attuali 66 anni e 3 mesi), mentre alle dipendenti del settore privato occorreranno (in virtù del percorso di "armonizzazione" previsto dalla legge) 65 anni e 7 mesi (in luogo dei 63 anni e 9 mesi validi fino alla fine del 2015) e alle lavoratrici autonome 66 anni e 1 mese (al posto dei 64 anni e 9 mesi di oggi).
In ogni caso, saranno richiesti sempre almeno 20 anni di contributi.
Sulla stessa base, aumenta anche l'età massima per restare in servizio, passando dal 2016 a 70 anni e sette mesi.
Sempre di quattro mesi verrà elevata la soglia per la pensione anticipata: in particolare, gli uomini potranno dire addio al lavoro a 42 anni e 10 mesi mentre le donne a 41 anni e 10 mesi.
Fino al 2017, peraltro, chi possiede i requisiti non andrà incontro al sistema di penalizzazioni delineato dalla riforma Fornero, sospeso fino al 31 dicembre 2017 dalla legge di Stabilità 2015.
Il prossimo aggiornamento alla speranza media di vita scatterà nel 2019, ma da quella data (per effetto della riforma Fornero) non avrà più cadenza triennale diventando invece biennale.
La conseguenza di questo sistema che sposta la data della pensione man mano che si allunga la durata della vita e che, nella ratio della legge dovrebbe garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, sarebbe, secondo le proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato, un aumento progressivo dei requisiti richiesti per lasciare il lavoro, fino ad arrivare nel 2050 a 70 anni di età per la pensione di vecchiaia e a 46 anni e 3 mesi di contributi per quella anticipata.
In sostanza, se non interviene prima l'invocata riforma (vai allo "Speciale Riforma Pensioni 2015"), il diritto alla pensione si trasformerà in un miraggio che si allontana sempre più fino a svanire.
In allegato la circolare Inps