di Marina Crisafi - È passata la più volte annunciata riforma della Rai nel breve e conciso 54esimo Consiglio dei Ministri di ieri che ha dato il via libera anche al restyling del Ministero della Giustizia.
Nessun "colpo di scena", dunque, se non quello di portare il testo all'interno del Cdm, quando ormai voci forti ne confermavano lo slittamento, con un invito alle due Camere che sa di monito: entro luglio l'approvazione altrimenti potranno considerarsi responsabili di voler tenere la legge Gasparri.
Due i punti principali del testo approvato dal Governo - Cda più snello e Ad con superpoteri - per ottenere quello che è (o dovrebbe) essere da 60 anni il compito della Rai "comunicare l'Italia", riannodare i fili con l'identità culturale e sociale del Paese, fuori dalle logiche dei partiti e della burocrazia, ritrovando la capacità di competere anche a livello internazionale.
Ecco le novità più salienti affidate ora all'iter parlamentare:
- Cda più snello
Il ddl di Riforma approvato dal Consiglio dei Ministri prevede un Cda più snello, formato da 7 membri in luogo dei 9 attuali, di cui quattro nominati dal Parlamento, due dal Governo su proposta del ministro dell'economia e delle finanze, e uno designato dai dipendenti.
Oltre ai compiti attribuiti dalla legge e dallo statuto, il Cda dovrà, inoltre: eleggere il presidente del consiglio, approvare il piano industriale e quello editoriale, nonché il preventivo annuale di spesa e gli investimenti che superano la cifra di 10 milioni di euro.
- Ad con superpoteri
Un Ad che diventi un vero "capo azienda" sul modello delle organizzazioni private. Questo è l'altro punto centrale della riforma che affida pieni poteri all'amministratore delegato, superando l'attuale doppio binario tra consiglio d'amministrazione e direttore generale.
Il nuovo ad durerà in carica tre anni, non sarà dipendente Rai e sarà nominato dal Cda (con il coinvolgimento del Tesoro).
Quanto ai compiti dovrà: rispondere della gestione aziendale e della coerenza della programmazione della linea editoriale, firmare atti e contratti, proporre al Cda i piani annuali, attuare i piani finanziari, del personale e di ristrutturazione e i progetti specifici già approvati dal Consiglio.
Dovrà, inoltre, definire criteri e modalità per il reclutamento del personale e potrà decidere da "solo" sulle nomine dei dirigenti apicali e sulla gestione delle spese fino a 10 milioni di euro.
- Indirizzo e vigilanza alla Commissione
Il Cda "farà il Cda e la commissione di vigilanza vigilerà". Queste le affermazioni del premier per sottolineare la maggiore divisione dei poteri che caratterizza la riforma.
Rimane ferma, infatti, la funzione di indirizzo generale e di vigilanza dei servizi radiotelevisivi che continuerà ad essere affidata alla Commissione parlamentare, mentre il Consiglio d'Amministrazione dovrà riferire annualmente alla stessa.
- Abolizione del canone
Un futuro senza canone? Possibile ma difficile. Questo il sunto della decisione del Governo di rinviare uno dei nodi più complicati della riforma: l'abolizione del canone Rai.
Il ddl infatti contiene una delega per lo scioglimento di questo nodo da parte dell'esecutivo, anche al fine di combattere la dilagante evasione.
La revisione della normativa in materia di canone dovrà essere esercitata entro un anno dall'entrata in vigore della legge.
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