di Marina Crisafi - Senza grosse sorprese, il Governo ha approvato nella tarda serata di ieri (dopo il rinvio del Cdm convocato per le 10) il Def, al grido di "niente tasse da aumentare" annunciato nei giorni scorsi.
Confermati, dunque, i numeri del documento economico e finanziario illustrati martedì scorso che prevedono per il 2016 una manovra di 10 miliardi, da "recuperare" attraverso la spending review e la razionalizzazione delle risorse.
Ma non saranno richiesti ulteriori sacrifici ai cittadini né disposti aggravi agli enti locali, rassicurando così regioni e comuni già sul piede di guerra perché convinti di "avere già dato".
Del resto, il Def, come ha affermato lo stesso premier "non è una legge di stabilità", ma un testo programmatico, una sorta di "fotografia" della situazione economica esistente, che analizza le principali variabili macroeconomiche (pil, debito, deficit, disoccupazione, ecc.) e contiene indicazioni per l'anno in corso e il triennio a venire, senza misure operative.
In definitiva, una strategia che unita al piano sulle riforme, fornisce una previsione di quello che verrà.
Quanto al Pil, le previsioni seppur prudenti sono di crescita: +0,7% nel 2015, + 1,4% nel 2016 e +1,5% nel 2017, mentre pareggio di bilancio e azzeramento del debito sono confermati, rispettivamente, per il 2017 e il 2018.
Sui tagli alla spesa pubblica, invece, si opererà nel senso della razionalizzazione, nei diversi settori di intervento ipotizzati (leggi "Governo: AAA 10 miliardi cercasi per il Def" https://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_18040.asp), tra cui, in primis, quello sanitario, considerato che, come dichiarato dallo stesso Renzi "non è normale che ci siano regioni con 7 province e 22 Asl".
Venendo, infine, al "tesoretto" ritrovato tra le pieghe del Def, vera novità di interesse per tutti gli italiani, per il momento è stato riposto nel forziere nell'attesa di decidere come spenderlo.
Il "bonus", come preferisce chiamarlo il Governo, nasce dallo scostamento dello 0,1% tra l'indebitamento tendenziale (2,5% del Pil, verso il quale volge l'economia italiana) e quello programmatico (2,6% del Pil concordato con l'Ue), e vale circa 1,6 miliardi di euro.
L'utilizzo delle risorse aggiuntive verrà dunque deciso nelle prossime settimane, probabilmente per il welfare, con misure contro la povertà o per allargare il target degli esclusi dal beneficio degli 80 euro.
Intanto, l'opposizione, già partita all'attacco, parla di speculazioni e proclami in vista delle prossime elezioni amministrative.
Nel frattempo, il Def, coi suoi capitoli relativi al programma di stabilità del Paese e a quello di riforma, viaggia veloce verso le Camere per ricevere l'ok e volare verso Bruxelles entro fine mese, nel termine previsto dai trattati europei.