di Marina Crisafi - "La febbre del sistema è scesa" ha esordito così il ministro Orlando nella conferenza stampa di ieri trattenendo a stento l'entusiasmo per i risultati del monitoraggio condotto sul contenzioso della giustizia civile italiana.
I dati, aggiornati al 30 aprile 2015, segnalano un vero e proprio "crollo" delle cause iscritte a ruolo di ben il 20%.
Un quinto di giudizi in meno, quindi, nei 15 tribunali nazionali interessati dallo studio (tra cui i 5 più rappresentativi per dimensioni, Milano, Genova, Roma, Napoli e Palermo) rispetto allo scorso anno e a quello precedente, nei quali la diminuzione registrata era di poco più del 13%.
Sono gli italiani che sono diventati meno litigiosi? O è la giustizia che funziona meglio? Il ministro non ha dubbi. Il merito, ammette "senza trionfalismi" il capo di via Arenula, è delle riforme e in particolare delle nuove norme su separazioni e divorzi.
Su questo fronte, infatti, non solo diminuiscono le iscrizioni di giudizi davanti al giudice, ma si "impennano", continua Orlando, "le registrazioni degli accordi dinanzi agli ufficiali di stato civile dei Comuni, che passano dai 78 dell'inizio dell'anno 2015 ai 413 dell'aprile scorso".
Ma, giusto per fare "gli avvocati del diavolo", non potrebbe anche essere che sui risultati abbiano pesato la crisi economica e l'incapacità di sostenere i costi necessari per valere i propri diritti, oppure l'aumento delle spese per avviare un giudizio o ancora la consapevolezza dei tempi "biblici" della giustizia?
Forse da via Arenula non ci hanno pensato.
E non sia mai che con questi ragionamenti si possa far scemare l'entusiasmo del ministro, il quale afferma con convinzione che se i dati saranno confermati, l'Italia comincerà ad "uscire da una situazione assai critica della giustizia civile e ad avere tribunali che danno risposte in tempi ragionevoli".
Qui il monitoraggio del Ministero