Un'infrastruttura che assicuri l'efficienza della velocità ADSL e la copertura in tutto il Paese senza il controllo di uno specifico operatore - la cosiddetta rete unica per la banda larga, appunto - è un tema che viene ormai discusso da anni e che rischia di dilungarsi, soprattutto perché le compagni telefoniche sembrano non essere intenzionate a rinunciare ai loro investimenti o alle loro posizioni sui mercati. Senza contare che, proprio a causa di questa arretratezza digitale, il nostro Paese è fortemente a rischio di sanzioni da parte dell'Unione Europea proprio per il mancato adeguamento agli standard nell'ambito della copertura e della velocità di navigazione.
Ora è dunque il tempo di pensare ad alcune alternative: nello specifico, tra le ipotesi di lavoro ci sarebbe quella di procedere con un decreto legge che si occupi in particolare dei nuovi incentivi, comprensivi del fondo di garanzia, del credito di imposta per gli operatori e di un voucher per i consumatori.
Delle risorse necessarie di occuperà il Cipe - il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica - ovvero l'ente deputato all'assegnazione dei fondi, che dovrebbero essere concessi in maniera obbligatoria già entro la fine di novembre. Fino al 2017 la disponibilità reale pare essere però non superiore a 800-900 milioni di euro: tali premesse non lasciano dunque ben sperare, ma portano anzi a pensare che il "Piano banda larga 2015-2020" possa slittare di un anno rispetto ai programmi iniziali.