di Marina Crisafi - Sì alla revisione della governance, al super manager e al Cda più snello, ma nulla di fatto sul canone. Sono questi i passaggi principali della riforma della Rai passata oggi con 142 voti a favore e 92 contrari a Palazzo Madama.
Quella del canone in realtà è notizia di ieri perché per una manciata di voti il Governo è stato battuto sull'art. 4 della riforma, grazie all'approvazione di un emendamento, presentato dalle opposizioni (M5S, Fi, Lega, Sel, e da parte della minoranza Pd), che ha sostanzialmente cancellato la delega per la revisione del canone Rai. In altre parole, mirando a bloccare il piano del premier, teso ad una riforma all'insegna del principio "si paga meno, ma si paga tutti".
Incassato invece l'ok, seppur in termini più ristretti, sulla delega per il riordino e la semplificazione dell'assetto normativo, sull'introduzione dell'ad (e relativi poteri) e del presidente di garanzia, e sulle norme in materia di responsabilità dei componenti del Cda.
Il ddl ora va alla Camera per l'approvazione definitiva dove non si esclude (anzi è intenzione della maggioranza correggere il "tiro") anche il ritorno, nel testo, della delega sul canone soppressa al Senato.