di Marina Crisafi - È arrivato oggi il sì definitivo alla Riforma della Pubblica Amministrazione che diventa a tutti gli effetti legge dello Stato. Il Senato ha approvato, infatti (con 145 voti favorevoli, 97 contrari e nessun astenuto) i 23 articoli della delega che, stando a quanto anticipato nel Def dell'aprile scorso, dovrebbero valere 0,4 punti di Pil nei prossimi 5 anni.
Molte le novità previste nel ddl che toccano ad ampio raggio tutti i settori della pubblica Amministrazione, affidando ben quindici deleghe al governo, tra cui spiccano senz'altro il "giro di vite" sui dirigenti, la riscrittura del nuovo testo unico sul pubblico impiego e le misure per snellire la macchina burocratica all'insegna dell'efficienza e della razionalizzazione.
Saranno proprie queste ultime a trovare posto, stando alle dichiarazioni dell'esecutivo, nei primi decreti delegati che vedranno la luce a partire da settembre, riempiendo l'involucro della novella. Intanto, tra le esultazioni del governo e del premier che su Twitter abbraccia "gli amici gufi", la legge si dirige per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Ecco le principali novità del testo:
Giro di vite su dirigenti e pubblico impiego
L'intervento sulla dirigenza pubblica è uno dei punti cardine della riforma. Arriva innanzitutto il ruolo unico dei dirigenti (a livello statale, regionale e locale), i quali saranno scelti in base al merito e alla formazione continua e potranno durare in carica 4 anni (prorogabili di altri due soltanto per una volta e ove sia necessario). Sì al licenziamento previa valutazione negativa sull'operato e alla "retrocessione" a funzionario per chi resta senza incarico (per non perdere il posto), oltre al divieto o alla revoca per i dirigenti condannati (anche in via definitiva) per un reato contabile. Tra tre anni si potrà dire addio anche alla figura del segretario comunale, e quanto al pubblico impiego in genere, la delega ha affidato il compito di riscrivere il testo unico nell'ottica di tempi certi e concreti dell'esercizio dell'azione disciplinare.
Confermato l'affido delle visite fiscali all'Inps, in luogo delle Asl e la possibilità di lavorare part-time per chi è vicino alla pensione, mantenendo la contribuzione previdenziale a tempo pieno con versamenti volontari.
Restyling e "tagli" alla macchina statale
All'art. 7 della delega è prevista la riorganizzazione dell'apparato burocratico statale con tagli netti a ministeri e prefetture.
I primi avranno un'organizzazione più flessibile, a partire dalle strutture interne, le seconde vedranno un taglio netto del numero degli uffici esistenti e quelli rimasti confluiranno nell'Ufficio territoriale unico dello Stato, unitamente agli uffici della ragioneria generale, agli archivi notarili, alle soprintendenze, agli uffici scolastici.
A breve, con decreto delegato, verranno aumentati i poteri di controllo della presidenza del Consiglio, soprattutto sulle agenzie fiscali e sulle nomine di dirigenti che dovranno prima passare per il Cdm.
Stessa sorte toccherà alle Camere di Commercio che saranno quasi dimezzate (da 105 a 60), sulla base della soglia minima di 75mila imprese iscritte (o annotate) nel registro, nonché alle Capitanerie di Porto e alle Authorities che non potranno avere doppioni e vedranno livellati gli stipendi, mentre il Pra (Pubblico registro automobilistico) finirà al ministero dei Trasporti da cui già dipende la motorizzazione civile.
Partecipate, riduzione ma non a breve
Analogo l'obiettivo per le società partecipate degli enti pubblici che dovranno essere progressivamente ridotte a partire dalle cosiddette "scatole vuote", con possibilità di commissariamento per quelle con i conti non in ordine.
Gli obiettivi però sono affidati ai decreti delegati e i tempi perciò restano ancora lunghi.
Il riordino prevede anche una stretta alla pubblicità anche degli acquisti e alle assunzioni, oltre ai limiti agli stipendi, anche degli amministratori (in base ai risultati) e alla previsione di criteri di valutazione per i dipendenti.
Addio alla forestale e numero per le emergenze
Le forze dell'ordine resteranno 4 perché il corpo forestale dello Stato verrà assorbito in un altro (molto probabilmente in quello dei Carabinieri, ma sarà il decreto di attuazione a prevederlo), nell'ottica di un'omogeneità del passaggio delle diverse funzioni ma con la riserva di poter trasferire contingenti limitati anche altrove. Per le funzioni anti-incendio invece è confermato il passaggio ai vigili del fuoco.
In generale, la delega contempla il riordino anche delle altre forze dell'ordine, all'insegna del merito per le progressioni in carriera e di un assetto organizzativo più funzionale.
Viene confermata, infine, l'introduzione del 112 quale numero unico per le emergenze a livello nazionale, che assorbirà tutti i numeri attualmente attivi (113, 115, 118).
Il silenzio-assenso e le misure anti-burocrazia
Altro grande obiettivo della delega è pervenire ad una burocrazia più snella e agile, attraverso misure tese non solo a far dimagrire la macchina statale ma anche a renderla più efficiente. Tra le novità "tecnologiche", arriva la carta di cittadinanza digitale, con la garanzia di livelli minimi di qualità dei servizi pubblici online e la possibilità di pagare multe e bollette fino a 50 euro mediante un sms. Ma soprattutto la previsione che le amministrazioni (operanti in ambito di salute e tutela paesaggistica) hanno 90 giorni di tempo (tassativi) per fornire risposta alle istanze dei cittadini, altrimenti scatta il silenzio-assenso (che funzionerà quindi come consenso da parte della P.A.). Laddove sorgano contese tra le amministrazioni centrali, a decidere sui nulla osta sarà direttamente il premier previo passaggio in Cdm. Tra le novità più attese, inoltre, arriva il taglio (fino alla metà) dei termini per la chiusura delle procedure concernenti le opere di interesse collettivo o l'avvio degli insediamenti produttivi.
Viene velocizzata anche la conferenza dei servizi, con la previsione che il mancato parere della P.A. equivarrà analogamente ad un sì, la riduzione dei partecipanti e la convocazione delle riunioni per via telematica.
Il testo della riforma