La misura, destinata ai poveri assoluti, dovrebbe rientrare nella prossima manovra finanziaria

di Marina Crisafi - Non si è ancora spenta l'eco dell'annuncio del taglio delle tasse (leggi "L'annuncio del premier: dal 2016 niente più tasse sulla prima casa") che, nel bel mezzo di agosto, arriva un'altra promessa da parte del Governo: un assegno di 780 euro mensili ai disagiati. A darne notizia è il quotidiano il Messaggero, di oggi, secondo il quale l'esecutivo, premier in testa, sta studiando la possibilità di prevedere, già a partire dal 2016, una misura per aiutare le famiglie a uscire dalla crisi. Si tratterebbe, in sostanza, di un sussidio integrativo del reddito delle fasce più deboli, e in particolare per quei circa 5 milioni di "poveri assoluti", nonché per gli over 55 tagliati fuori dal mercato del lavoro senza possibilità di reinserimento (sulla scia di quanto auspicato dal presidente dell'Inps, Tito Boeri).

Non si tratterebbe però del reddito minimo garantito (cavallo di battaglia dei Pentastellati) ma di una "integrazione" monetaria destinata a riportare i potenziali beneficiari al di sopra della soglia di povertà e condizionata all'obbligo per gli stessi soggetti di partecipare a programmi di reinserimento lavorativo e sociale.

Quanto alla platea di destinatari del futuro assegno, sarebbe determinata in base alle dichiarazioni dei redditi, ai parametri Isee e a tutti i dati utili per delineare le reali condizioni di vita familiari.

L'ipotesi al vaglio del Governo dovrebbe scattare dal 2016, con l'inserimento nella prossima legge di stabilità.

Ma, com'è evidente, i "condizionali" sono molti, perché la misura non è certo a costo zero: occorrono infatti almeno 2,4 miliardi che andrebbero a far lievitare la manovra, già abbastanza "sostanziosa" per fare spazio alle precedenti promesse sulla cancellazione delle tasse sulla prima casa.

Renzi e la sua ciurma, però, sono convinti che le coperture finanziarie ci siano, e saranno garantite dalla spending review, dal rientro dei capitali e dalla flessibilità sul deficit da discutere con l'Europa. Bisognerà attendere, dunque, la prossima manovra per capire se gli impegni verranno mantenuti o se si tratta di promesse da marinai.


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