di Marina Crisafi - È arrivato il "famigerato" decreto attuativo della direttiva europea "Brrd" (Bank Recovery and Resolution Directive), che contiene anche le norme sul c.d. "bail-in", ovvero il salvataggio "interno" delle banche in crisi, già recepita dal Parlamento a inizio luglio (leggi: "Approvato il ‘prelievo forzoso': dal 2016 le banche si risaneranno con i soldi degli italiani").
Il decreto è stato approvato ieri in via preliminare nella due ore del Consiglio dei Ministri n. 80, unitamente al ddl delega per altre 7 direttive nell'ambito della legge di delegazione europea 2015 (su riciclaggio, opere musicali, terrorismo, cellule umane, ecc.) e prevede l'allineamento dell'Italia alla normativa dell'UE in tema di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento.
Ma cosa prevede il bail-in?
Secondo la direttiva europea 2014/59/UE, al fine di "evitare liquidazioni disordinate che amplifichino gli effetti e i costi di eventuali crisi", l'istituto di credito, che nonostante abbia messo in atto tutte le misure "precoci" per prevenire l'insorgere dei problemi finanziari, si trovi comunque in difficoltà, possa attuare una sorta di "prelievo forzoso", ricorrendo, appunto, allo strumento di risoluzione del bail-in e coinvolgendo le risorse interne per il suo risanamento.
Ora il regolamento approvato dall'esecutivo delinea questo strumento stabilendo che a partire dall'1 gennaio 2016, la Banca d'Italia, autorità deputata alla risoluzione della crisi, in caso di dissesto di un istituto coinvolgerà nel processo di risanamento, secondo un ordine preciso, prima di tutto gli azionisti (con l'azzeramento del capitale e delle riserve), poi gli obbligazionisti, e infine i correntisti, con depositi sopra i 100mila euro (fatta eccezione per i depositi protetti e per alcune categorie di crediti sulla base della valutazione operata, caso per caso, da Bankitalia stessa).
E se tutto ciò non bastasse, anche se, come affermato nel comunicato del Governo, è "notevolmente limitata la possibilità di salvataggi pubblici", a salvare le banche, ci penserà comunque lo Stato con i soldi dei contribuenti.
Dopo l'ok di ieri, il decreto si appresta ora a superare l'ultimo passaggio parlamentare prima di avere il via libera definitivo dal Governo e diventare operativo già dall'inizio dell'anno prossimo.