di Marina Crisafi - Presto si potrà dire addio al reato di ingiuria che l'art. 594 del codice penale punisce con la reclusione fino a 6 mesi o con la multa sino a 516 euro. Al suo posto subentrerà un mero illecito civile, in base al quale chi offenderà l'onore o il decoro di una persona, anche mediante comunicazioni telegrafiche o telefoniche, con scritti o disegni, sarà punito con una sanzione pecuniaria variabile, in base alla gravità del fatto, da 100 a 8mila euro.
La novità è contenuta nei due decreti legislativi sulla depenalizzazione approvati ieri in via preliminare dal Consiglio dei Ministri in attuazione della delega di cui alla legge n. 67/2014, che sarebbe scaduta martedì prossimo (leggi: "Via libera alla depenalizzazione dei reati … e lo Stato incasserà due volte").
Sono una sessantina, secondo il bilancio del dicastero della giustizia, i reati che scompariranno dall'ordinamento italiano contenuti sia all'interno del codice penale che nelle leggi speciali, sulla base di un criterio generale (c.d. depenalizzazione cieca) teso a decongestionare le aule dei tribunali, a ridurre il numero di prescrizioni, ma anche a garantire un maggior gettito allo Stato, proveniente sia dalle entrate derivanti dall'applicazione della sanzione pecuniaria civile che dalla diminuzione del numero di procedimento soggetti al gratuito patrocinio.
Ma la depenalizzazione non significa meno tutela per le vittime. Anzi, a detta dell'esecutivo e del dicastero di via Arenula, la sanzione pecuniaria civile dovrebbe costituire un maggiore deterrente rispetto alla sanzione penale.
Del resto, si tratta di fattispecie per le quali il reo spesso finiva per non scontare alcuna condanna, usufruendo, se incensurato, del beneficio della condizionale della pena, oppure vedendo archiviato il reato in base alla particolare tenuità del fatto, oppure ancora, per la prescrizione dell'illecito dovuta ai tempi dilatati.
D'ora in poi, dunque, chi riterrà di essere vittima di ingiuria dovrà ricorrere al giudice civile per ottenere il risarcimento del danno. Il giudice, poi, ove accordi l'indennizzo, potrà anche stabilire una sanzione pecuniaria accessoria che sarà incassata dallo Stato.
Peraltro, la sostituzione della pena civile a quella penale dovrebbe scattare non solo per le "ingiurie future", ma in base al principio del "favor rei" anche per quelle passate, trovando applicazione ai procedimenti in corso.
Se l'ingiuria è in testa, nella lunga lista di depenalizzazioni ci sono anche: l'omesso versamento di ritenute da parte del datore di lavoro al di sotto dei 10mila euro; il furto del bene da parte di chi ne è comproprietario e quindi in danno degli altri comproprietari; l'appropriazione di cose smarrite; l'abuso della credulità popolare e gli atti osceni in luogo pubblico che saranno puniti con una sanzione pecuniaria di massimo 30mila euro in luogo dei tre anni di carcere e altre fattispecie di contravvenzioni che saranno punite con sanzione amministrativa variabile, a seconda del caso, dai 5mila ai 50mila euro.
Per gli illeciti relativi all'uso di scritture private falsificate o la distruzione di scritture private invece la sanzione civile (prevista dai 100 agli 8mila euro per gli altri reati abrogati) sarà raddoppiata.
Ora la palla passa alle commissioni che dovranno decidere sia sulle fattispecie per le quali il Governo ha trovato l'accordo, sia sulle questioni aperte, per le quali il Cdm ha fatto spazio alla "riflessione" del Parlamento, come il reato di immigrazione clandestina, quello relativo al mancato rispetto dell'autorizzazione alla coltivazione di piante con effetti stupefacenti, e il disturbo del riposo delle persone.
Dopo il parere delle commissioni parlamentari, i decreti torneranno all'esame dell'esecutivo che dovrà approvarli in via definitiva.