di Marina Crisafi - Anche gli avvocati devono poterle registrare, altrimenti "potrebbero essere unioni civili costose per i cittadini, se il Parlamento approverà il ddl Cirinnà con la formulazione attuale che prevede che solo i notai possano stipulare e registrare i contratti di convivenza". A lanciare l'appello è l'Associazione Nazionale Forense, in una nota di oggi a firma del suo presidente, Luigi Pansini.
"E' paradossale - si legge nella nota - che nel momento in cui il Paese si appresta a imprimere un cambiamento alla società, con la necessità di tutelare in maniera stringente il diritto alla protezione della vita privata e familiare delle coppie di fatto, ci si muova dal punto di vista
giuridico su posizioni di retroguardia, escludendo la categoria degli avvocati dai soggetti incaricati di registrare i contratti di convivenza".
Il Parlamento, a detta di Pansini, deve allargare all'avvocatura i compiti di stipula "nel segno della vocazione professionale di tutela dei diritti civili". Non solo infatti l'avvocato "riveste un insostituibile ruolo nella tutela dei diritti di ogni cittadino, ma - conclude il presidente dell'Anf - rappresenta anche un 'tutore' del valore dell'uguaglianza di fronte alla legge. E dal punto di vista professionale l'avvocato ha, senza ombra di dubbio, tutte le competenze necessarie per accompagnare le coppie di cittadini che decidono di normare dal punto di vista legale la loro convivenza".
Quanto al cammino verso l'approvazione del ddl Cirinnà, le polemiche continuano ad avvolgerlo e da più parti piovono appelli per arrivare celermente ad una definizione, soprattutto dal mondo delle associazioni.
Mentre l'Aiaf (l'associazione italiana degli avvocati per la famiglia, le persone e i minori), infatti, manifesta la sua preoccupazione per l'ulteriore slittamento della discussione in aula, e parla di ritardo vergognoso sul riconoscimento di diritti fondamentali, l'appello dei giuristi di Articolo29 continua a fare proseliti e l'Arcigay chiede aiuto a Grillo, affinchè possa "salvare le unioni civili", con i voti dei pentastellati.
Intanto in Parlamento, si cerca il "compromesso" e i veti del fronte del no continuano a farla da padrone. Nel pomeriggio, l'area cattolica presenterà un documento di stralcio, in cui si chiede di mettere da parte la questione delle adozioni (la c.d. stepchild adoption) per affrontarla in un secondo momento, dopo il sì al ddl. Dal capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, arriva però un secco no: "Abbiamo fatto un lungo percorso ed è difficile pensare che la legge si possa fare a pezzi, legge che richiede un suo impianto complessivo. Abbiamo trovato un buon punto di equilibrio e sono convinto che il Senato lo approverà" afferma infatti.
Ma la preoccupazione che non ci siano i "numeri" rimane forte.