di Marina Crisafi - Arriva una boccata d'ossigeno per le università con il via libera al reclutamento di quasi mille tra ricercatori e docenti ordinari. Ieri, infatti, il ministro Giannini ha firmato i decreti attuativi delle previsioni della legge di stabilità 2016 che ha stanziato appositi fondi per l'anno in corso e a partire dal 2017.
Nello specifico, sono 47 i milioni per l'anno in corso e 50,5 dal 2017 in poi, che serviranno per assumere 867 ricercatori di "tipo b", ossia con il c.d. percorso "tenure track" (che oggi ammontano a circa 700), i quali, dopo l'abilitazione, potranno salire in cattedra come professori associati. Ammontano invece a 6 milioni per il 2016 e a 10 a partire dal 2017 in poi i fondi stanziati per il reclutamento di un centinaio di docenti ordinari. Per costoro, c'è un unico paletto; il 20% delle risorse reclutate non dovrà appartenere all'organico dell'università che le assume.
Quanto agli 861 posti di ricercatore invece questi saranno assegnati a 66 atenei secondo criteri di "merito" che terranno conto delle performance ottenute nell'ambito della ricerca e della qualità nelle politiche di reclutamento. In ogni caso, ad ogni ateneo verrà garantita una base minima di almeno 2 ricercatori.
L'intervento segna l'ingresso di "energie nuove nella ricerca universitaria" ha dichiarato lo stesso ministro Giannini: un "primo importante segnale" che dimostra che "abbiamo ricominciato ad investire nel nostro capitale umano".
Plauso anche da parte della Crui, la conferenza dei rettori, che, per bocca del suo presidente, Gaetano Manfredi, parla di "segnale positivo" al quale sarà garantito tutto l'appoggio "affinché questo piano di reclutamento diventi stabile dal prossimo anno con l'assunzione di 2mila ricercatori per cinque anni, in modo così da recuperare la perdita degli ultimi anni di 10mila docenti e ricercatori".
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