di Marina Crisafi - Appena rientrato l'"allarme" sui tagli alle pensioni di reversibilità alle vedove, se ne è già diffuso un altro: il Governo ora vuole far cassa anche sui defunti aumentando le tasse di successione.
Secondo le indiscrezioni pubblicate dai vari quotidiani, infatti, sembrerebbe bollire in pentola un intervento dell'esecutivo sulla normativa sulle eredità con conseguenti inasprimenti delle imposte. Nello specifico, come riferisce Milano Finanza, i tecnici di palazzo Chigi starebbero lavorando ad una riforma che porterebbe ad una stretta fiscale nei confronti degli eredi prevedendo un incremento delle aliquote in uso per i patrimoni ereditati e, in parallelo, una riduzione delle attuali franchigie (ossia le soglie sotto le quali l'imposta non è dovuta).
Le ipotesi sulle quali si sta concentrando il Governo nascono da una proposta di legge presentata da deputati Sel lo scorso anno che prevede una riduzione delle franchigie a 500mila euro (in luogo dell'attuale milione) per coniugi e parenti in linea retta e un contestuale aumento delle aliquote, dal 4 al 7%.
Non solo. La proposta prevede aumenti variabili anche per gli altri eredi, in base al grado di parentela: dal 6 all'8% per fratelli e sorelle (con franchigia a 100mila euro invariata), dal 6 al 10% sui patrimoni ereditati per i parenti entro il 4° grado e gli affini in linea retta e "dall'8 al 15% su tutto il valore ereditato da altri soggetti".
Per i patrimoni superiori ai 5 milioni di euro, l'imposta ordinaria sarebbe addirittura triplicata, con aliquote variabili, in base al grado di parentela, dal 21% al 45%.
I medesimi inasprimenti, inoltre, sarebbero previsti anche per le donazioni.
In ogni caso, i cambiamenti non riguarderebbero le successioni in linea retta (padre, figlio, ecc.) che conserverebbero franchigie non superiori a 300-400mila euro, né i titoli di Stato e le polizze vita.
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