di Marina Crisafi - Andare in pensione 3 anni prima ovviamente con qualche sacrificio, ossia rinunciando almeno al 3% per ogni annualità anticipata. È questa l'ultima proposta dell'Inps per rivedere la flessibilità in uscita. Come affermato dal presidente dell'ente Tito Boeri in un'intervista al Corriere della Sera, infatti, il prepensionamento sarebbe di fatto possibile fino a tre anni, "chiaramente con delle riduzioni dell'importo della pensione, intorno al 3% per ogni anno di anticipo" e, dunque, "al massimo circa il 9% in meno".
Certo, ci sarebbe all'inizio un aumento della spesa, per via delle persone che andrebbero in pensione prima, ma sostiene il presidente "è una spesa iniziale maggiore che poi si recupera con pensioni più basse". Nel lungo periodo, in sostanza la proposta non avrebbe effetti sui conti pubblici italiani.
L'invito è rivolto al Governo al fine di agire con l'introduzione della flessibilità in uscita e di fare presto. "Il brusco innalzamento dei requisiti stabilito con la legge Fornero - ricorda infatti Boeri - ha bloccato nelle imprese una parte dei lavoratori che altrimenti sarebbero andati in pensione". Un blocco che, peraltro, ha avuto "un effetto molto forte sulle assunzioni dei giovani".
Quanto alle buste arancioni in arrivo a partire dai primi giorni di aprile (leggi: "Pensioni: tra 15 giorni arrivano le buste arancioni dell'Inps"), il presidente avvisa i circa 7 milioni di lavoratori, che non conterranno una bella sorpresa. "Molte persone avranno sorprese negative. In base ai nostri campioni, circa il 60% - ammette infatti, ribadendo tuttavia che "avere questa informazione sia molto importante, perché consente di pianificare il futuro".